Considerato fra i più grandi pianisti del dopoguerra, ammirato per il prodigioso virtuosismo ma anche per la vastità del suo repertorio e per l’originalità delle sue interpretazioni: scompare oggi Maurizio Pollini, tra i massimi musicisti del nostro tempo e “riferimento fondamentale nella vita artistica del Teatro per oltre cinquant’anni” come sottolineato dalla Scala.
Pollini, nato a Milano il 5 gennaio 1942, è morto questa mattina dopo una lunga malattia che lo aveva già costretto, negli ultimi tempi, a cancellare dei concerti.
Figlio dell’architetto razionalista Gino Pollini e della musicista Renata Melotti, dotato di impressionante talento musicale sin da bambino. Allievo di Carlo Lonati e Carlo Vidusso, protagonista assoluto della scena concertistica internazionale fin dalla vittoria, 18enne, al concorso Chopin di Varsavia nel 1960, Pollini è stato un interprete capace di rivoluzionare la percezione di autori come Chopin, Debussy e lo stesso Beethoven e promuovere con infaticabile dedizione l’ascolto delle avanguardie storiche, sopra a tutti Schönberg, e della musica d’oggi.
Accanto alla sua grandezza di strumentista resta fondamentale la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società.
Dal debutto l’11 ottobre 1958 all’ultimo recital il 13 febbraio 2023 Pollini ha suonato alla Scala 168 volte, cui si aggiungono gli incontri con gli studenti e le partecipazioni a giurie e convegni.
Dopo i primi concerti diretti da Thomas Schippers e Sergiu Celibidache, con la serata del 23 ottobre 1969 prende avvio la collaborazione con Claudio Abbado, destinata a segnare la storia dell’interpretazione ma anche la storia culturale della città di Milano. Il comune impegno per allargare il repertorio, in particolare alla seconda scuola di Vienna e alla nuova musica si coniuga a un eguale impegno ad allargare le platee in linea con l’impostazione di Paolo Grassi, che in quegli anni sviluppava nuove politiche per coinvolgere tutta la città nelle attività del Teatro.
Fondamentali anche le collaborazioni con Riccardo Muti e poi con Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, ma nel corso dei decenni si ricordano anche concerti con Carlo Maria Giulini, Pierre Boulez e Zubin Mehta.
Al rapporto costruito negli anni con i musicisti scaligeri, sia in veste di Orchestra della Scala sia soprattutto in veste di Filarmonica, si aggiungono le apparizioni con grandi orchestre come i Wiener Philharmoniker (con Abbado) e il Gewandhausorchester di Lipsia (con Chailly) e numerose compagini dedicate alla musica d’oggi, in particolare nei ‘Cicli Pollini’ promossi da Stéphane Lissner: l’Ensemble Intercontemporain, il Klangforum Wien, la Musikfabrik Köln, l’Experimentalstudio SWR. Nel campo della musica da camera lo ricordiamo in particolare accanto a Salvatore Accardo, Toby Hoffmann, Margaret Batjer e Rocco Filippini.
Ma al centro dell’ininterrotta presenza scaligera di Maurizio Pollini ci sono soprattutto i recital: dallo storico ciclo con le 32 sonate di Beethoven nel 1995 al sempre attesissimo concerto annuale in cui ricorrevano le stelle fisse del suo universo musicale: oltre ad alcune occasioni bachiane, Beethoven, Brahms, Chopin, Debussy, Schönberg, e Nono. Il prossimo apppuntamento era fissato per il 20 ottobre.
Pollini ha tenuto corsi di perfezionamento presso l’Accademia Chigiana di Siena; e nel 1974, in occasione del centenario della nascita di A. Schönberg, ne ha eseguito in molti centri la completa opera pianistica.
Nel 1982, dopo alcune prove nelle quali si era presentato come direttore d’orchestra e solista, ha debuttato nella direzione di un’opera lirica, a Pesaro, con ‘La donna del lago’ di Rossini, che è stata anche registrata in disco.
Le singolari qualità interpretative e la perfetta tecnica pianistica gli hanno consentito di affrontare con pari successo il repertorio romantico e quello contemporaneo (in special modo, L.Berio, L. Nono). Impegnato nel diffondere il valore etico ed educativo della musica, in anni recenti Pollini ha organizzato numerosi cicli del ‘Progetto Pollini’, in cui il pianista ha riunito vari musicisti per una serie di concerti legati da strettissime relazioni culturali, con cui ha toccato importanti capitali mondiali: New York, Tokyo, Vienna, Parigi e Roma nel 2003.
Nel 2008 ha aperto la stagione musicale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con il nuovo progetto ‘Pollini Prospettive’, che è nato con l’intento di mettere in relazione personalità e repertori musicali diversi tra loro per evidenziarne assonanze e contrasti.
Tra i numerosi premi assegnati a Pollini nel corso della sua carriera, si ricordano il Prix mondial du disque (1978) ottenuto per l’incisione delle ultime Sonate per pianoforte di Beethoven; e il Grammy Award (2007) come migliore performance strumentale solistica ricevuto per l’esecuzione dei Notturni di Chopin. Nel 2012, nell’ambito delle iniziative per il suo settantesimo compleanno, il pianista ha presentato una nuova registrazione in studio dedicata a Chopin, dal titolo Chopin: 24 préludes, nocturnes, mazurkas, scherzo, mentre è del 2017 il cd, anch’esso registrato in studio, Chopin. Late works.
Pollini era sposato con la pianista Marilisa Marzotto: i due si erano conosciuti a una lezione di armonia a 11 anni, anche lei allieva di Benedetti Michelangeli, stavano insieme dalla fine degli anni ’60 e hanno avuto un figlio, Daniele, anche lui pianista e compositore.
La camera ardente del maestro Pollini si terrà alla Scala. (AGI)
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