di Antonello Longo
Il 31 gennaio del 1981 morì a Roma il poeta e matematico Leonardo Sinisgalli. Era nato a Montemurro, un paesino in provincia di Potenza, nel 1908. A Roma, che alcuni anni fa gli ha intitolato un parco cittadino, aveva vissuto gran parte della sua vita di ingegnere e pubblicitario. Ideatore della rivista “Civiltà delle macchine”, fu anche, nella sua carriera professionale, direttore generale dell’ENI e collaboratore delle più grandi aziende italiane. Amico e discepolo di Ungaretti, antifascista, fu imprigionato nel ’44 in Via Tasso e liberato solo all’arrivo degli alleati.
La critica letteraria ha inserito Leonardo Sinisgalli, la cui poetica si caratterizza per la capacità di mettere insieme scienza e cultura umanistica, tra gli interpreti del filone “meridionale” dell’ermetismo sulla scia di Salvatore Quasimodo e Alfonso Gatto. Il suo “Vidi le Muse”, pubblicato a Milano nel 1943, richiama il filone fiorentino dell’ermetismo “spiritualista” (Mario Luzi, Piero Bigonciari, Carlo Betocchi, Alessandro Parronchi) dal quale però si distingue per una certa tendenza al realismo.
Fa molta tristezza la disputa, che ancora si trascina, degli eredi tra loro e con la Fondazione Sinisgalli per la spartizione dei beni del poeta-ingegnere e dei diritti d’autore per le sue opere. Per fortuna il ritratto di Sinisgalli dipinto da Maria Padula (olio su tela di cui i lettori di questa nota possono vedere un particolare nella foto qui sopra) e gli altri quadri della collezione del poeta, i suoi libri, tremila volumi, e gli oggetti del suo studio, tra i quali la macchina da scrivere, sono stati acquistati dal comune di Montemurro, dalla Regione Basilicata e dalla Provincia di Potenza e sono oggi esposti nella “Casa delle Muse” della Fondazione a Montemurro.
A quarantuno anni dalla sua scomparsa, mi piace ricordare questo poeta, tra i maggiori del novecento, con le parole che gli dedicò il grande giornalista Giovanni Russo (che purtroppo ci ha lasciati, a 92 anni, nel 2017) in un elzeviro su “Il Corriere della Sera” del 13 dicembre 2013 : “Leonardo Sinisgalli è un raro esempio di come possano coesistere l’uomo di scienza e l’uomo di lettere senza che l’uno sia mai prevalente sull’altro, e di come sia possibile cogliere successi contemporaneamente in entrambi i campi. Intuì il valore rivoluzionario della tecnica e cercò lafusione con l’arte, colmando il divario tra le due culture: come Pitagora e i classici, capiva la poesia dei numeri”.
Vidi le Muse
Sulla collina
Io certo vidi le Muse,
Appollaiate tra le foglie.
Io vidi allora le Muse
Tra le foglie larghe delle querce
Mangiare ghiande e coccole.
Vidi le Muse su una quercia
Secolare che gracchiavano.
Meravigliato il mio cuore
Chiesi al mio cuore meravigliato
Io dissi al mio cuore la meraviglia.
(Da “Vidi le Muse”, Milano, Mondadori, 1943)