Pochi magistrati Giustizia tributaria a rischio-collasso


di ANTONIO ANCORA

Tasse e carte bollate. Una montagna di ricorsi alla giustizia tributaria si accatasta sulle scrivanie di un numero sempre più esiguo di giudici. Una situazione che rischia ormai il collasso.

Sono oltre tremila, infatti, i procedimenti sottoposti ogni anno al vaglio dei giudici della Commissione Tributaria provinciale di Lecce. Un organo giurisdizionale che ha sede in via Rubichi, nelle stanze e nelle aule del vecchio Palazzo di Giustizia ed è presieduto dal giudice Mario Buffa.

Negli ultimi anni però, per la Commissione è sempre più difficile gestire e smaltire tutti i ricorsi. Il capoluogo salentino ospita la Commissione regionale e cinque sezioni della Commissione provinciale (ognuna formata da due collegi). A ciascuna sezione sono assegnati un presidente, un vicepresidente e non meno di quattro giudici tributari. I presidenti delle commissioni tributarie e delle loro sezioni sono scelti tra i magistrati ordinari, amministrativi o militari, in servizio o a riposo. I vicepresidenti tra gli stessi magistrati o tra i componenti che hanno esercitato per almeno cinque anni, per le commissioni provinciali, o dieci anni per le commissioni regionali, le funzioni di giudice tributario, se laureati in giurisprudenza o in economia e commercio.

I componenti delle commissioni tributarie cessano dall’incarico al compimento del settantacinquesimo anno di età, ma non possono essere assegnati alla stessa sezione per più di cinque anni consecutivi e percepiscono un compenso fisso mensile e un compenso aggiuntivo per ogni ricorso deciso. Uno «stipendio» esiguo però, visto che ammonta ad un fisso mensile di circa 200 euro, a cui bisogna aggiungere un numero variabile di compensi in base al numero di sentenze pubblicate. Alla fine dell’anno un giudice tributario arriva a guadagnare circa seimila euro. Cifra davvero irrisoria se comparata alla mole di lavoro da macinare.

Situazione resa più grave dal fatto che non tutte le presidenze di sezioni sono state assegnate. I giudici tributari andati in pensione in pratica, non sono stati rimpiazzati e tutto il lavoro si è così riversato sulle spalle dei vicepresidenti. I giudici ora sono una decina, ma per un funzionamento regolare dell’organo giurisdizionale ne servirebbero almeno il doppio.

In questi giorni infatti, a Lecce si stanno ancora smaltendo ricorsi del 2008. Nel capoluogo salentino, ogni sezione produce circa 700 sentenze all’anno. Alla commissione tributaria si rivolgono per lo più aziende che contestano il pagamento dell’Irpef, dell’Ires, dell’Irap, delle imposte di registro, dell’Ici e della Tarsu.

Le singole persone invece, si rivolgono alla commissione tributaria specialmente per quanto riguarda il mancato riconoscimento di detrazioni fiscali. Il costo di una causa è simile a quello di qualunque altro procedimento. La Commissione tributaria si occupa di tutte le controversie che hanno come oggetto tributi di ogni genere, compresi quelli regionali, provinciali e comunali, nonché le sovraimposte e le addizionali, le sanzioni amministrative, comunque irrogate da uffici finanziari, gli interessi e ogni altro accessorio. Inoltre, i giudici tributari si occupano di controversie concernenti l’intestazione, la delimitazione, la figura, l’estensione, il classamento dei terreni e le controversie concernenti la consistenza, il classamento delle singole unità immobiliari urbane e l’attribuzione della rendita catastale.

Materie molto importanti, soprattutto in periodi di crisi economica come quello attuale, che ha visto aumentare quasi tutte le tasse. Ed alla mole di ricorsi, dunque, si dovrebbe far fronte con un organico adeguato, in grado di smaltire le pratiche in tempi degni di una moderna giustizia. Ma tant’è. Per ora questo appare un sogno.