Pnrr: dem smorzano polemica, da Gentiloni nessuno ‘schiaffo.’

20060518 - ROMA - POL - GOVERNO: A PALAZZO CHIGI IL GIURAMENTO DEI SOTTOSEGRETARI. Palazzo Chigi in una foto recente. I sottosegretari del secondo governo Prodi nominati ieri dal Consiglio dei Ministri stanno giurando stamani, a Palazzo Chigi, nella Sala delle Repubbliche marinare, nelle mani del presidente del Consiglio. ARCHIVIO - GIUSEPPE GIGLIA ANSA-CD


Il commissario, poche ore dopo la pubblicazione dell’intervista, è tornato sulle sue parole, rimodulando il tono di alcuni titoli di stampa: “E’ verissimo che il governo italiano ha dato un contributo fondamentale sul fatto che si arrivasse al Next Generation Ue”, dice Gentiloni ricordando che in Commissione Europea ci fu “un negoziato feroce, durato mesi”, prima di una “lunghissima riunione” fra i leader europei “in cui sicuramente l’ex premier Giuseppe Conte ha svolto un ruolo importante, così come l’attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri”. Ed è proprio il sindaco di Roma a tornare sulla vicenda rivendicando che, per arrivare a portare in Italia i 209 miliardi del Recovery Fund, “c’è stato un primo negoziato” in cui si è discusso “se fare il Pnrr. E all’inizio lo chiedeva solo l’Italia. Poi c’è stata una lettera promossa dall’Italia e da altri Paesi e abbiamo fatto notte all’Ecofin per inserire una riga sul Pnrr per ottenerlo visto che la maggioranza dei Paesi Ue era contraria”. Una volta deciso di mettere in campo lo strumento, un secondo negoziato ha riguardare l’ammontare delle risorse: “L’idea di Merkel e Macron era di 500 miliardi, la nostra e della Spagna di più di 700 miliardi ed è passata la nostra posizione”, ricorda ancora Gualtieri. E’ a questo punto che entra in scena l’algoritmo che, in base alle caratteristiche dei singoli paesi, ha provveduto ad allocare le risorse. Una ricostruzione che collima con quella di un altro ministro di quel governo, il dem Enzo Amendola. L’ex ministro degli Affari europei del governo giallorosso rimarca come “ancora una volta in Italia si guarda il dito”, il modo in cui furono suddivisi quei fondi, “invece di guardare la luna”, ovvero il fatto che pe rla prima volta si ruppe un tabù: “Finanziare la spesa nazionale con i bond emessi a livello europeo”. Il contrattacco avviato ieri dal M5s, tuttavia, non si ferma. “In queste ore stiamo assistendo a un’incredibile esibizione di politici con opinioni pret a porter, che oggi fanno eco alle infelici dichiarazioni di Gentiloni sul ruolo di Conte per ottenere il Pnrr per il nostro Paese”, dice Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera dei Cinque Stelle. “Chi ha memoria ricorderà lo stesso Gentiloni che allora faceva i complimenti al governo italiano per ‘essersi mosso bene’; Calenda che al tempo diceva ‘complimenti Conte’ o addirittura Matteo Renzi che riconosceva il ruolo dell’allora Presidente del Consiglio con un ‘è stato bravo. Oggi invece, a ridosso delle elezioni europee, questi personaggi politici fanno suonare tutt’altre campane per cercare di ingannare i cittadini e ottenere qualche voto in più”, conclude Silvestri.
Un misunderstanding o uno ‘schiaffo’ a Giuseppe Conte? L’algoritmo del Pnrr tirato in ballo da Paolo Gentiloni anima ancora i chiacchiericci delle file dem. Non che la cosa desti particolari preoccupazioni: la lettura predominante è che si sia trattato di parole dal sen fuggite, complice una intervista rilasciata circa un mese a Paolo Valentino per un libro pubblicato in questi giorni. Il Commissario agli Affari economici europei non immaginava, è il ragionamento, che l’intervista sarebbe stata rilanciata con questo clamore a tre settimane dal voto europeo. Tuttavia, fra i dem c’è anche chi offre una diversa lettura: che si sia trattato, cioè, di un modo per colpire Conte e prendersi il ruolo di anti-Schlein all’interno del partito, abbandonando anzitempo quello di federatore del centrosinistra che un pezzo di partito avrebbe voluto cucirgli addosso. Una ricostruzione che non convince, tuttavia, gli stessi parlamentari della minoranza dem. Per due ragioni: la prima è che Schlein, stando ai sondaggi che circolano in casa Pd, non dovrebbe essere a rischio dopo le europee. Il venti per cento, soglia minima di galleggiamento della barca del Nazareno, è data ampiamente alla portata. Anzi, c’è chi si spinge a citare cifre che sfiorano il 25 per cento, soprattutto in caso di forte astensione. La seconda ragione è che non c’è, al momento, un fronte organizzato per la successione. Anzi, le ultime interviste rilasciate da Stefano Bonaccini, viene fatto notare, sono improntate a uno spirito di grande collaborazione. Da parte degli esponenti della minoranza Pd viene, inoltre, riconosciuto il fatto che nella composizione delle liste è stata seguita la bussola del pluralismo interno, anche se non mancano i mugugni per il ritorno di temi considerati divisi come quello del Jobs Act, su cui la minoranza Pd avrebbe preferito che si soprassedesse. Dunque, la lettura predominante è quella di uno ‘scivolone’ da parte di Gentiloni.