Peter Singer


Edoardo Rialti una volta mi disse che un giorno non troppo lontano quest’epoca sarà ricordata con orrore perché «ci pensi che facevano esperimenti con gli animali?», «…e mangiavano carne!». Peter Singer la pensa esattamente così. Il filosofo australiano è stato definito spesso come il più influente al mondo, considerato che alcune sue posizioni come l’antispecismo (Liberazione animale) hanno dato luogo se non alla nascita per lo meno alla crescita di veri e propri movimenti politici. Ai miei occhi, Singer è un po’ il bambino che dice che il re è nudo: se il dolore è un male, infatti, con che diritto infliggerlo agli animali? «Può essere [considerato] necessario un test doloroso sull’occhio di un coniglio se il prodotto stesso [ovvero un cosmetico] è evidentemente non necessario?». O ancora, parlando di eutanasia, come nascondersi che sotto la forzata applicazione del diritto alla vita stiamo negando il diritto a una buona morte, imponendo ad altri le nostre idee o paure? Come negare che è moralmente sbagliato per le persone benestanti godere della propria ricchezza mentre altri muoiono per mancanza dei beni necessari alla sopravvivenza? Come confutare che mangiare carne è una forma di complicità nell’infliggere gravi sofferenze ad animali cresciuti negli allevamenti industriali, o che comporta distruzione ambientale e inquinamento? Singer si spinge anche oltre, ad esempio quando sostiene che laddove è spesso sbagliato impiegare animali sani nella ricerca, potrebbe non essere sbagliato utilizzare per questi scopi neonati anencefalici o pazienti in stato vegetativo persistente. Una posizione emotivamente repellente, ma che segue logicamente da assiomi generalmente accettati. Più delle posizioni estreme però, l’aspetto che mi insospettisce in Singer è la (dichiarata) scarsa attenzione per la metafisica. Qualunque morale, infatti, è inscindibile dalle nostre credenze sul mondo, e assume significati diversi qualora si creda in un universo nato dal caso, in un artefice divino infinitamente buono, in Brahmā, nel demiurgo malvagio degli gnostici o altro ancora. Ma come è stato spesso detto, Singer non è un “filosofo per filosofi” – e forse per questo è davvero influente.

Singer si rivolge a tutti coloro che vorrebbero agire concretamente per migliorare il pianeta, ma non hanno ancora gli strumenti per farlo nella vita di tutti i giorni, con schiettezza e lucidità.