“Sono sicuramente opportune” le operazioni “ad alto impatto” portate avanti dalle forze di polizia nelle periferie delle grandi città, cioè in quelle aree non necessariamente degradate ma in cui c’è oggettivamente una forte concentrazione di persone che si dedicano ad attività illegali. “Sono opportune” perchè “creano problemi” alle organizzazioni criminali, obbligandole “a riorganizzarsi, a parlarsi, consentendo così alle stesse forze di polizia di intervenire in una fase successiva, la cosiddetta investigazione leggera, fino a individuare gli autori di specifici reati”. E’ l’analisi illustrata alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie da Vincenzo Nicolì, direttore del servizio controllo del territorio della direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato.
Al di là della normale attività di prevenzione e controllo del territorio che spetta alle forze dell’ordine “e che sicuramente è diventata più efficiente anche grazie all’uso della tecnologia (telecamere, tablet, app youpol, taser) – ha evidenziato Nicolì -, il tema delle periferie, che spesso rappresentano l’humus in cui le organizzazioni criminose proliferano rendendo la malavita particolarmente parcellizzata e più fluida”, può essere affrontato se si abbina anche “un’attività di riqualificazione urbanistica e sociale di quelle aree che quasi sempre si caratterizzano per essere carenti di servizi, anche di quelli più semplici che servono per fare le cose normali, come una palestra, un bar, una scuola. Non può essere sufficiente una strada asfaltata e nemmeno un lampione rimesso in funzione per mettere il cittadino nella condizione di poter vivere in sicurezza”, ha sottolineato il funzionario. (AGI)