Perché il piano di ripulitura di Roma dai rifiuti è già fermo al palo


AGI – Sacchetti dei rifiuti che traboccano fuori dai cassonetti, ammassati sulla strada perché i contenitori sono pieni. Cartacce sparse ovunque. Una situazione incredibile, dal centro alle periferie. Nelle eleganti vie residenziali intorno ai giardini di Villa Paganini e al parco storico di Villa Torlonia, zona Trieste-Salario, non lontano da Porta Pia con con le mura Aureliane e il monumento ai Bersaglieri, la situazione della raccolta dei rifiuti è tornata fuori controllo, come nel resto della città.

Due settimane fa, complici i lavori del G20 e la presenza di numerose ambasciate e residenze diplomatiche, la zona era stata tirata a lucido. Ma, finiti i fasti del vertice internazionale, la realtà parla nuovamente di una Capitale con un ciclo dei rifiuti peggiore di quello di qualsiasi grande città europea.

“Sono anni che va avanti così, prima provano a fare la differenziata, poi non riescono e tornano indietro ai cassonetti in strada, ma il risultato è che la città era e resta sporca, una vera indecenza”, commenta amareggiato Luciano mentre porta a spasso il cane a Villa Paganini. All’interno del parco la situazione non è migliore. Del laghetto attraversato da un ponte resta una pozzanghera stagnante con il fondale pieno fogliame secco. Da alcuni anni, infatti, la pompa di alimentazione idrica non funziona a dovere.

Il centro in qualche modo si salva, ci abita poca gente, ma basta andare nei quartieri più residenziali e la situazione è vergognosa dovunque, ci sono poche eccezioni“, aggiunge Marta, giovane a passeggio assieme alla figlia. In settimana a Villa Gordiani ignoti sono arrivati a spargere in strada il pattume che giaceva da giorni accanto ai secchioni.

Da anni Roma ha un problema serio con la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. A ottobre 2013 è stata finalmente chiusa la mega discarica di Malagrotta, che per quasi cinquant’anni ha accolto il pattume cittadino, ma 8 anni dopo la Capitale non ha ancora allestito un sistema idoneo per gestire i suoi rifiuti.

Una lunga storia

Non solo, per anni l’economia dei rifiuti cittadini è stata monopolizzata dall’imprenditore Manlio Cerroni, 95 anni, patron di Malagrotta, coinvolto in numerose vicende giudiziarie. “Il sistema impiantistico presenta fragilita’, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di trattamento e smaltimento”, scriveva a gennaio 2018 una lunga e dettagliata relazione della Commissione Ecomafie del Senato.

La causa veniva individuata nel fatto che: “Alla rottura o la momentanea indisponibilità anche di una sola linea di TMB il ciclo dei rifiuti della Capitale può arrivare al collasso”. Ed è quello che ciclicamente si verifica. Il ciclo cittadino non è autosufficiente: si appoggia su appena 3 impianti TMB, uno a Rocca Cencia e due a Malagrotta, un termovalizzatore a San Vittore nel Lazio. Un quarto impianto, quello del Salario, è andato a fuoco a fine 2018 ma era comunque destinato a chiusura per l’eccessiva vicinanza alle abitazioni.

Così parte della lavorazione delle 4.500 tonnellate di rifiuti giornalieri finisce in mille rivoli in giro per l’Italia, tra Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Abruzzo. Con una spesa per trasporto e smaltimento attorno ai 170 milioni di euro l’anno.

Cercasi nuova discarica, disperatamente

Da anni il Campidoglio cerca di aprire una nuova discarica di servizio, scontrandosi con le legittime proteste dei cittadini e le incompatibilità ambientali delle zona che sono state attenzionate: Riano, Tragliatella, Divino Amore, Monti dell’Ortaccio, accanto a villa Adriana a Tivoli.

La giunta di Virginia Raggi aveva indicato come sito Monte Carnevale, di fatto la prosecuzione di Malagrotta, poi le manifestazioni dei cittadini ed un’inchiesta giudiziaria che coinvolge una dirigente regionale del settore hanno portato alla revoca della scelta.

Così la vecchia giunta, che negava la presenza di siti idonei in città, la scorsa estate ha riaperto, tramite la Città Metropolitana, l’invaso di Albano (chiuso dal 2016) per conferirci fino a 200 mila tonnellate di rifiuti. Come primo atto della sua amministrazione Roberto Gualtieri il primo novembre ha lanciato un piano straordinario di pulizia della città da 40 milioni di euro: 4.000 passaggi aggiuntivi fino a fine anno, con rimozione dei cumuli e delle micro discariche.

Ditte private contestualmente si occuperanno della pulizia delle caditoie. Ma il sindaco deve fare subito i conti con l’assenza di sbocchi adeguati di trattamento per il pattume raccolto. E anche con il parco mezzi deficitario di Ama, con oltre il 40% dei mezzi fermi. E allora la situazione della pulizia stradale non sembra migliorare. Come dimostra la situazione al quartiere Trieste e in molte altre zone. Servono soluzioni per il breve periodo e nuovi impianti da realizzare nei prossimi anni.

L’assessore comunale ai Rifiuti, Sabrina Alfonsi, sta lavorando all’attivazione di nuovi accordi per lo smaltimento fuori Regione. Ama sta perfezionando una intesa con “Mantova Ambiente” per spedire fino a 300 tonnellate al giorno negli impianti della cittadina lombarda fino al 31 dicembre 2022. Mentre sembrano non avere esito positivo le ricerche di impianti di incenerimento in Toscana.

I tempi slitteranno di nuovo

Un primo impianto già pronto ci sarebbe, un TMB nuovo di zecca a Guidonia, realizzato sempre da una ditta delal galassia di Cerroni, che può lavorare fino a 190 mila tonnellate l’anno. L’amministrazione M5s del Comune alle porte di Roma si è opposta fermamente all’avvio del sito, arrivando anche ad una ordinanza – poi bocciata dal Tar – che impediva il transito sulla strada di accesso dei mezzi diretti al sito di lavorazione.

Ora sarebbe necessaria una pulizia della via e il suo rifacimento per renderla adatta al passaggio di mezzi pesanti prima di aprire una interlocuzione con Ama. La partecipata del Campidoglio da tempo lavora anche al progetto di costruire un suo nuovo TMB, che nel tempo sostituisca l’impianto di Rocca Cencia, nella zona di Santa Palomba. Ma una volta instradato l’iter autorizzativo serviranno comunque un paio di anni prima di vederlo pronto.

Più rapidi potrebbero essere i tempi per le strutture di compostaggio in programma a Cesano e Casal Selce. La nuova giunta punta sui fondi Recovery per reperire risorse capaci di trasformare il ciclo cittadino. Ma, viste le tempistiche necessarie per le pratiche e per i lavori, la situazione della raccolta e lo smaltimento potrebbe non migliorare prima del prossimo anno. 

Source: agi