Perché il catcalling è un fenomeno da non sottovalutare


Il catcalling, che nasce dalla fusione dei termini inglesi “cat” (gatto) e “calling” (chiamare), è la molestia verbale rivolta prevalentemente a donne incontrate per strada. Per fortuna si sta parlando sempre di più di questo fenomeno osceno capace di condizionare molte ragazze al punto di non sentirsi libere di camminare tranquillamente indossando ciò che preferiscono.

Qualche giorno fa la questione è diventata virale principalmente grazie a due personaggi del web assolutamente opposti: Aurora Ramazzotti, alla quale hanno dato man forte altre donne note (per esempio, un nome fra tutte, Vittoria Puccini) e Damiano Coccia, un milione di follower su Instagram, uomo di successo sui social con il nome “d’arte” di Damiano Er Faina.

Aurora, in una storia del suo profilo Instagram, aveva spiegato di aver più volte subito il catcalling: “Non appena mi metto una gonna o, come in questo caso, mi tolgo la giacca sportiva mentre sto correndo perché fa un caldo terribile, devo sentire fischi e commenti sessisti. A me fa schifo – aveva detto – e se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo”.

Alla figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti, aveva, per così dire, replicato “Er Faina”, con parole che non voglio riportare, anche perché si trovano ovunque. La polemica divampa e Damiano Coccia, come di regola in questi casi, finisce col chiedere scusa dicendo che non voleva offendere nessuno.

Ciò che preoccupa però è il suo essere, almeno potenzialmente, “un modello” per milioni di persone. Quelli che conosco mi dicono di seguirlo solo “per curiosità” o “perché fa ridere” (d’altra parte sui suoi profili si definisce “un comico”, nonostante ci sia ben poco da ridere…) ma non è un caso che abbia pubblicato un libro da Mondadori con il significativo titolo “A regà bongiorno” (pare fosse l’incipit dei suoi video).

Paradossalmente credo che “Damiano er Faina”, svelando il peggio della cultura che sta dietro il catcalling, contribuisca in maniera efficacissima alla condanna del fenomeno, molto più che con le sue scuse. L’anticultura si affoga con la cultura che, soprattutto in materia di sessisimo, si fa parlando.

Perché ci siano leggi che consentano di intervenire e di punire i responsabili (sto pensando al revenge porn, condannato a partire dall’agosto 2019 dal cosiddetto “codice rosso”) è necessario che prima maturi e cresca il dibattito ma tutto questo avviene quando la sensibilità cresce e il problema viene percepito come tale a livello di paese. Se una persona è sola il problema viene minimizzato, ma se ci sono un milione di follower a renderlo evidente gli altri cinquantanove milioni di italiani possono prendere delle contromisure.

Source: agi