Perché i prezzi del petrolio nonostante i nuovi lockdown continuano a salire


AGI – Prezzi del petrolio in rialzo con il Brent che supera i 50 dollari al barile per l’ottimismo derivante dall’inizio delle vaccinazioni contro il coronavirus che ha bilanciato i lockdown in Europa e le previsioni dell’Aie di una ripresa della domanda più lenta il prossimo anno. Ieri gli Usa hanno iniziato la vaccinazione nello stesso giorno in cui i morti hanno superato quota 300.000. Anche Gran Bretagna e Canada hanno iniziato la profilassi. I prezzi sono in ripresa da diverse settimane con il Brent che lo scorso 10 dicembre ha toccato quota 51,06 dollari, livello massimo da 9 mesi proprio per le speranze che la domanda si riprenda con il ritorno alla normalità.

La gelata dell’Aie

Eppure proprio le ultime previsioni vedono una domanda che nel 2021 dovrebbe andare peggio delle attese. Dopo l’Opec, ieri, anche l’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie), oggi, ha abbassato le sue stime per il prossimo anno a causa, soprattutto, delle difficoltà del trasporto aereo. La domanda globale nel 2020 dovrebbe diminuire di 8,8 milioni di barili al giorno, 50.000 barili in meno rispetto a quanto stimato nel rapporto del mese scorso, ha spiegato l’Aie.

E il rimbalzo per il 2021 è stato ridimensionato di 170.000 barili a 5,7 mb/d, soprattutto a causa del jet fuel. Non ci si aspetta una ripresa rapida “perche’ i governi intendono mantenere le chiusure delle frontiere e le restrizioni di viaggio fino a quando il vaccino non sarà ampiamente disponibile”, spiega il rapporto. Tutto questo ha fatto dire a più di un analista che “il Brent sta continuando a battere tutte le cattive notizie”. 

C’è tensione nell’Opec+

Da registrare anche le dichiarazioni a Bloomberg del presidente di turno dell’Opec che evidenziano come la visione tra i paesi produttori sia molto differente sulle strategie da adottare. “Nonostante i segnali positivi e un significativo miglioramento dei prezzi del petrolio, penso che dovremmo essere molto cauti”, ha affermato il ministro dell’Energia algerino Abdelmajid Attar, che detiene la presidenza di turno dell’Opec, spiegando che non c’è alcuna garanzia che Opec+ aumenti la produzione di greggio di 2 milioni di barili al giorno entro aprile, nonostante l’intesa di inizio dicembre per raggiungere quel livello gradualmente.

“Nella migliore delle ipotesi, saremo in grado di raggiungere i 2 milioni di barili al giorno gia’ ad aprile – ha osservato Attar -. Ma questo non è un obiettivo in sé. Ciò che è importante è garantire che il surplus delle scorte petrolifere globali continui a scendere e mettersi sulla strada di una stabilizzazione duratura del mercato”.

Le quotazioni del Brent sono aumentate del 33% dall’inizio di novembre a circa 50 dollari al barile quando è stata annunciata l’efficacia dei vaccini. Da inizio anno tuttavia il calo è del 24%. Il tutto mentre i casi di coronavirus continuano a salire sia negli Stati Uniti che in Europa dove stanno ripartendo i lockdown più duri.

Da gennaio l’offerta aumenterà di 500.000 barili

Lo scorso 3 dicembre l’Opec+ ha deciso di aumentare l’offerta di 500.000 barili al giorno a partire da gennaio per poi tenere riunioni mensili sulle mosse successive. La cifra concordata è inferiore a quanto stabilito ad aprile (+2 milioni di barili al giorno a partire da gennaio). Un vertice Opec+ si terrà comunque il 4 gennaio per aggiornare la politica alla luce dell’andamento della pandemia. Molti analisti sono pronti a scommettere che sarà una riunione tesa, con alcuni membri ansiosi di aumentare la produzione per rilanciare le loro economie in difficoltà.

A inizio mese c’è stato uno scontro molto forte tra Arabia Saudita, leader de facto dell’Opec, e gli Emirati Arabi Uniti dopo che questi ultimi si erano lamentati della loro quota troppo bassa. Altri membri invece come Iraq, Nigeria e Angola hanno violato i loro limiti di produzione in varie occasioni da quando e’ stato raggiunto l’accordo di aprile. Tuttavia, Attar ha affermato che l’Opec+ sara’ unito per decidere la strategia del 2021.

“La crisi che abbiamo vissuto quest’anno ha, a mio parere, rafforzato la cooperazione”, ha detto. “Credo che abbiamo costruito un quadro di cooperazione sostenibile e a lungo termine”. “Siamo molto soddisfatti del contributo complessivo dei paesi non Opec, in particolare della Russia”, ha affermato Attar. “Il suo tasso di conformità è variato tra il 95% e il 98% da maggio 2020. Questa è una cifra molto soddisfacente”.

Secondo il ministro algerino la domanda di energia aumenterà a partire dalla seconda metà del 2021. “Il nuovo sostegno finanziario per le economie che vengono messe in atto, e le prospettive di una rapida e ampia diffusione di vaccini, fanno ben sperare” per il mercato petrolifero, ha sottolineato. L’Algeria ha basato il proprio budget per il 2021 su un prezzo del petrolio di 45 dollari al barile, con la società statale di petrolio e gas Sonatrach che prevede un prezzo, nel medio termine, tra i 40 e i 50 dollari. 

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Fonte: economia agi