L’Italia si colloca al posto per indice di Gender Diversity, ossia nella parte alta della classifica dei paesi analizzati registrando un 0,60 leggermente superiore alla media europea. Lo evidenzia l’Associazione European Women on Boards (EWoB), che ha presentato il Gender Diversity Index 2020 – il primo indice che misura il grado di diversità di genere nelle società quotate del Vecchio Continente.
Il nostro paese si colloca quindi davanti a Olanda, Belgio e Irlanda ma al di sotto di altri Paesi come Norvegia, Francia, Regno Unito, Finlandia e Svezia dove le aziende sono ormai prossime al raggiungimento dell’equilibrio di genere ai vertici aziendali.
Il nostro paese conta la seconda percentuale più alta di donne a capo di un cda (22%), il 37% è presente nei Cda mentre la presenza delle donne a capo dei comitati di gestione e di controllo è al 45%. Ma solo il 4% delle donne sono CEO, contro il 21% della Norvegia o il 15% dell’Irlanda.
L’Indice sull’uguaglianza di genere 2020, sottolinea il Rapporto, evidenzia un progresso lento, ma costante, in Europa malgrado sussistano notevoli differenze tra i singoli Paesi.
In Norvegia, Francia, Regno Unito, Finlandia e Svezia le aziende sono ormai prossime al raggiungimento dell’equilibrio di genere ai vertici aziendali, a differenza di quanto accade in paesi come Polonia e Repubblica Ceca, tutt’altro che orientati alla leadership femminile.
Ad ogni azienda coinvolta è stato assegnato un indice sull’uguaglianza di genere, che permette di comprendere le performance delle singole aziende e dei paesi, misurandone i progressi e rapportandoli all’anno precedente.
I dati raccolti indicano infatti che l’Italia ha una buona presenza di donne nei Consigli di Amministrazione anche a seguito di un impianto legislativo favorevole.
Con un Gender diversity index di 0,74 la Norvegia vanta invece le aziende più performanti in termini di uguaglianza di genere. Per quanto riguarda il corporate governance delle più grandi aziende europee quotate nell’indice STOXX 600 Europe o, nel caso di alcuni paesi, nei rispettivi indici azionari nazionali, l’uguaglianza di genere ai vertici aziendali appare ancora lontana.
Solo il 28% dei ruoli dirigenziali e non dirigenziali nelle 668 aziende analizzate è ricoperto da donne; tra le aziende esaminate, la presenza femminile all’interno dei CdA si limita al 34%. Solo 42 (6%) hanno un amministratore delegato donna, e solamente in 130 (19%) ritroviamo una donna Ceo, Coo o Cfo.
Attualmente, il livello di governance che conta la maggiore partecipazione delle donne è proprio quello dei consigli d’amministrazione; sul piano esecutivo si registra la situazione peggiore, poiché la leadership femminile è ferma al 17%.
Il rapporto evidenzia infine che la pandemia di Covid-19 non ha solo avuto gravi ripercussioni sulla salute, ma ha anche influito sul benessere e sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata di molti dipendenti, in seguito a licenziamenti o misure di disoccupazione temporanea.
E a pagare il prezzo più alto sono state le donne: molte hanno perso il lavoro, altrettante si sono ritrovate alle prese con il difficile compito di conciliare telelavoro, didattica a distanza e cure domestiche. Di conseguenza, si sono accentuate le disuguaglianze di genere all’interno delle società.
Fonte: economia agi