PER LE IMPRESE È TEMPO DI BILANCI


La legge 126/2020 dà alle aziende la facoltà, in deroga alle norme del codice civile, di rivalutare con stima giurata le immobilizzazioni materiali ed immateriali al valore corrente, dando luogo ad una plusvalenza da imputare ad una riserva del patrimonio netto, senza passare dal conto economico

di Renato Costanzo Gatti

Le imprese che stanno finalizzando la redazione dei bilanci relativi all’anno 2020 possono tener conto della facoltà loro concessa dalla legge 126 del 13/10/2020; tale legge, in deroga all’art. 2426 del Codice civile, che prevede la contabilizzazione al costo di acquisto delle immobilizzazioni materiali ed immateriali, permette una rivalutazione di quelle immobilizzazioni al valore corrente eseguita con stima giurata. La rivalutazione dà luogo ad una plusvalenza da imputare ad una riserva del patrimonio netto, senza passare dal conto economico.

La ragione per la quale si dà alle imprese la facoltà di derogare dalle norme del Codice civile, potrebbe essere di dare una rappresentazione più veritiera al bilancio rafforzandone la patrimonialità a maggior garanzia di fornitori e banche. In effetti quando si valuta una azienda si tiene già conto delle plusvalenze implicite, anche senza bisogno di apposito provvedimento derogatorio.

Andando più a fondo si legge che la legge in oggetto permette che la rivalutazione effettuata possa avere anche effetti fiscali pagando un’imposta sostitutiva dell’Ires e dell’Irap pari al 3% della rivalutazione. In pratica se io ho acquistato un immobile a 200.000€ e l’ho ammortizzato per 120.000€ per un valore netto di 80.000€, ora lo posso rivalutare ad esempio a 220.000 con una plusvalenza di 140.000€ (220.000 – 80.000) che posso ammortizzare diminuendo così l’imponibile fiscale e quindi risparmiare le conseguenti imposte (24 + 3 = 27%) pari a 37.800€. In sintesi, pagando l’imposta sostitutiva di 6.600€ posso dedurre dalle imposte 37.800€ per costi che non ho sostenuto: si tratta di un regalo alle imprese di cui sfugge la ratio.

Ma non è finita, infatti la legge permette, dietro ad un’altra imposta sostitutiva del 10%, di affrancare la rivalutazione appostata e poterla così liberamente distribuire ai soci. Quindi con altri 14.000€ i soci della impresa risparmiano altri 30.000€ di imposte.

Tutti questi mancati incassi da parte dello Stato, prima o poi, saranno fatti gravare sui contribuenti costituiti per la stragrande parte da lavoratori dipendenti e pensionati. Ecco un altro esempio di appropriazione di plusvalore tramite fiscalità.

È stata pubblicata la relazione (535 pagine) della Corte dei Conti sulla fiscalità italiana, interessante leggere almeno l’introduzione che sintetizza i contenuti della relazione, vi si legge del disastro della riscossione, della grande confusione dell’Irpef, della disgregazione del principio costituzionale della progressività, dell’assurdità di cash back, lotteria degli scontrini e dell’ecobonus.

Teniamo presente tutte queste cose quando si parla di riforma fiscale.