AGI – “Soprattutto in questo tempo, abbiamo capito quanto siano importanti il contatto, le relazioni”. Lo ha ricordato all’Angelus Papa Francesco, riferendosi agli effetti della pandemia di coronavirus e alla necessità, emersa con essa, di non isolare il malato e non considerarlo fuori dal consesso civile.
“La morte non è la fine”, ha detto il Pontefice commentando il vangelo di oggi, che parla della restituzione alla vita di una bambina morta mentre il padre ne chiedeva a Cristo la guarigione, come anche di una donna guarita dalle sue perdite di sangue, “Concentriamoci, però, in questo periodo in cui la malattia è ancora al centro delle cronache, sull’altro segno, la guarigione della donna”.
“Più che la sua salute, a essere compromessi erano i suoi affetti: aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora, era ritenuta impura”, ha sottolineato, “Era dunque emarginata, non poteva avere relazioni stabili, uno sposo, una famiglia e rapporti sociali normali. Viveva sola, con il cuore ferito”.
“La malattia più grande della vita è la pandemia, il cancro? No, è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare. Questa povera donna era malata della mancanza di amore. E la guarigione che più conta è quella degli affetti”, ha detto ancora Bergoglio, “Anche noi, quante volte ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza di amore? Pensiamo che a renderci felici siano il successo e i soldi, ma l’amore non si compra è gratuito”.
Eppure “ci rifugiamo nel virtuale, ma l’amore è concreto. Non ci accettiamo cosi’ come siamo e ci nascondiamo dietro i trucchi dell’esteriorità, ma l’amore non è apparenza. Cerchiamo soluzioni da maghi e santoni, per poi trovarci senza soldi e senza pace, come quella donna. Lei, finalmente, sceglie Gesù e si butta tra la folla per toccare il suo mantello”.
Invece “quella donna cerca il contatto diretto, fisico con Gesù. Soprattutto in questo tempo, abbiamo capito quanto siano importanti il contatto, le relazioni”.
Source: agi