Per il governo britannico Governo la serie 'The Crown' sta diventando un problema


AGI – Il governo britannico insiste e fa pressing su Netflix perchè chiarisca che ‘The Crown’, la popolarissima serie sulla Famiglia reale britannica, porti un’avvertenza per segnalare che è frutto (in buona parte) di fantasia. E’ la seconda volta in poche settimane, dopo che il colosso dello streaming Usa ha già risposto picche.

Stavolta è stato il segretario alla cultura, John Whittingdale, a dire che “sarebbe bene” che Netflix avvertisse i telespettatori che la serie, sebbene ancorata a eventi reali, è una drammatizzazione basata su “speculazioni” attorno fatti storici. “Buona parte (della serie) racconta per esempio le conversazioni tra Sua Maestà la regina (Elisabetta II) e sua sorella, la principessa Margaret. Non credo che Netflix stesse nella stanza in quel momento, così inevitabilmente è una drammatizzazione”, ha sottolineato Whittingdale, dinanzi a una commissione della Camera dei Comuni. Quello che va in scena dunque è la speculazione e l’immaginazione di Piter Morgan (il brillante sceneggiatore della serie, ndr) su ciò che potrebbe essere accaduto”. 

La serie racconta episodi di vita molto noti di The Firm, la Famiglia Reale le cui gesta vengono seguite passo passo dai tabloid britannici; ma le immerge in atmosfere e correda di conversazioni, discussioni, a volte liti, che non fanno parte certamente della ‘vulgata’. Ecco perchè in molti si sono chiesti da dove gli sceneggiatori abbiano attinto il materiale e quanto il racconto possa essere veritiero soprattutto quando si tratta di eventi che hanno molto appassionato il pubblico come il tumultuoso divorzio di Carlo e Diana, il tortuoso amore tra il principe del Galles e Camilla o le avventure della principessa Margaret. Proprio l’ultima serie di ‘The Crown’ -che narra gli anni che vanno dal governo di Margaret Thatcher fino al matrimonio di Carlo e Diana, con il resoconto dettagliato del pressing di Lord Mountbatten perchè il principe non sposasse Camilla Shand (ora sua moglie) perchè avrebbe portato “disonore e rovina” sulla famiglia- ha suscitato molti interrogativi sull’accuratezza di ciò che racconta.

La querelle va avanti da settimane. Il mese scorso il ministro della cultura, Oliver Dowden, aveva sentito il bisogno di scrivere una lettera alla casa di produzione statunitense per chiedere che si introducesse un allerta esplicito a indicare che si tratta di un lavoro di finzione, ma la produzione aveva respinto al mittente la richiesta. “Abbiamo sempre presentato ‘The Crown’ come una ‘fiction’ e confidiamo pienamente nel fatto che i nostri ascoltatori comprendano che è un lavoro di finzione, basato in grande misura su eventi storici. Per cui non abbiamo in programma, e non ne vediamo la necessità, di includere questo avvertimento”, aveva tagliato corto Netflix. 

Adesso Whittingdale si è sentito in dovere di tornare sulla questione; e ha insistito che Netflix “non farebbe male” a ricordare agli spettatori che la serie “non è basata su nessuna conoscenza approfondita (dei fatti), ma è una drammatizzazione basato sull’immaginazione e le speculazioni di qualcuno su quello che potrebbe esser successo”. Proprio perchè “questi eventi hanno suscitato emozioni e punti di vista contrastanti” nella società britannica, e soprattutto la quarta stagione, quella attuale, tratta di eventi “un po’ più crudi” rispetto ai precedenti, e coinvolge “persone come il principe di Galles e i suoi figli”. 

Nonostante la serie sveli lati oscuri della Famiglia, a sentire un sondaggio pubblicato da The Sunday Times a inizio del mese suggerisce che la popolarità dei principali componenti della Famiglia Reale è aumentata: il 35% degli spettatori afferma che il suo giudizio dei membri della monarchia è migliorata “molto o un poco” e solo per il 18% “è peggiorato lievemente”.

Quanto alla verità di ciò che si racconta, l’ex maggiordomo di Diana, Paul Burrell, amico e confidente personale della principessa, di recente ha detto che la serie è “una corretta e accurata drammatizzazione di ciò che accadde“.  

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Fonte: estero agi