Peculato: Abruzzo, a processo assessore Quaglieri (FdI)

Un fermo immagine tratto da un video dei carabinieri di Roma, 10 gennaio 2022: I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma stanno eseguendo un'ordinanza con 21 misure di custodia cautelare (18 in carcere, 2 ai domiciliari ed una sottoposta all'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria) emessa dal Gip del Tribunale di Roma su richiesta dei magistrati della Dda. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio in concorso. Il provvedimento scaturisce dalle indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Pomezia e della Stazione Roma Divino Amore, che hanno consentito di accertare l'esistenza di due distinti gruppi criminali dediti al traffico di stupefacenti e allo spaccio al dettaglio. Attivit? illecite che avvenivano nella periferia a sud di Roma, nella zona di Santa Palomba. ANSA/CARABINIERI EDITORIAL USE ONLY NO SALES?


Con l’accusa di peculato, per all’utilizzo di una scheda sim anche dopo la fine del suo mandato di sindaco di Trasacco (L’Aquila), l’assessore al Bilancio e al Personale della Regione Abruzzo, Mario Quaglieri (FdI), il sindaco del comune marsicano, Cesidio Lo Bene, e il dirigente comunale Riccardo Tomassetti, dovranno affrontare il processo che comincerà a dicembre. I reati a vario titolo contestati sono, oltre al peculato per l’assessore regionale, depistaggio e falso ideologico per gli altri due amministratori del piccolo Comune marsicano.
Le contestazioni fanno riferimento a documentazione prodotta da Lo Bene e Tomassetti nell’inchiesta aperta per il presunto caso di peculato nei riguardi dello stesso Quaglieri. Secondo l’accusa, Lobene avrebbe formato, “un atto pubblico ideologicamente falso”, attestando “falsamente di avere ricevuto una comunicazione dall’Ufficio finanziario che quantificava il credito di Quaglieri che doveva essere portato a compensazione delle spese affrontate dall’ente per l’uso del telefono”. Tomassetti, invece, avrebbe – secondo l’accusa – attestato falsamente che il debito che Quaglieri aveva nei confronti del Comune era di 868,60 euro (invece che di oltre 6 mila euro) e che Quaglieri aveva diritto fino a ottobre 2022 al telefono di servizio, “nonostante l’inesistenza di formali, provvedimenti di assegnazione”. Inoltre, Tomassetti “qualificandosi indebitamente quale segretario comunale apponeva la firma nel certificato di pubblicazione, senza delega nemmeno orale da parte del segretario comunale in carica”.
Sul depistaggio Lobene e Tomassetti attraverso la predisposizione di atti falsi avrebbero “sviato le indagini che la Procura dell’Aquila stava conducendo a carico di Quaglieri per acquisire la prova del peculato“.
Sempre secondo l’accusa, Lobene e Tomassetti avrebbero formato “atti pubblici, peraltro falsi (prodotto del reato, dunque nulli), funzionali, almeno in parte, a regolarizzare ora per allora la condotta, ovvero a intralciare la prova dell’elemento soggettivo di Quaglieri rispetto al delitto di peculato, predisponendo una postuma compensazione dei debiti”. (AGI)