Pd, M5s, Leu e Iv insistono: ddl Zan in Aula a luglio. Ma il centrodestra frena


AGI – Prosegue il muro contro muro nella maggioranza sull’omofobia. E al momento non si profila una soluzione a breve. Toccherà quindi ai capigruppo sbrogliare la matassa: il nodo su come procedere l’esame del ddl Zan dovrebbe infatti essere al centro della prossima riunione della Conferenza dei capigruppo del Senato, visto che Pd, M5s, Leu e Italia viva hanno deciso di comune accordo di bypassare la commissione, chiedendo che il provvedimento, già approvato dalla Camera, approdi nell’Aula di palazzo Madama entro il mese di luglio (l’ipotesi è la prima settimana).

Ex giallorossi: ddl Zan in Aula a luglio, solo dopo ci sediamo al tavolo politico

Solo dopo che la capigruppo avrà stabilito una data certa per l’avvio dell’esame del ddl da parte dell’Assemblea, allora ci si potrà sedere attorno a un tavolo politico di maggioranza per tentare un’intesa e concordare come procedere, è la linea.

Ma il centrodestra continua a frenare, insistendo per la convocazione di un tavolo subito, prima di proseguire l’esame in commissione e, soprattutto, prima della calendarizzazione del provvedimento in Aula. Un modo, è l’accusa degli ex giallorossi, per continuare a prendere tempo e non entrare nel merito della legge.    

Anche Iv a favore dell’accelerazione, cambiano gli equilibri dei numeri

A ribadire la necessità di ‘superare’ lo stallo in commissione Giustizia, dove sono ancora in corso le audizioni e dove è all’esame anche il testo a prima firma dell’azzurra Ronzulli, e passare il testimone all’Aula sono Pd, M5s e Leu e le Autonomie, da sempre su questa posizione, a cui si aggiunge Italia viva, che finora aveva invece assunto un atteggiamento più cauto rispetto al pressing sull’accelerazione dell’iter in Aula.

Non è una novità di poco conto: senza Iv, infatti, le altre forze di centrosinistra non avrebbero i numeri per avere la meglio in capigruppo (così da portare in Assemblea solo il ddl Zan e non anche il testo del c.destra) e, ancor più rilevante, per ipotizzare di ‘blindare’ in qualche modo il testo in Aula, dove si prevedono diverse votazioni segrete.  

La Lega tiene il punto: prima dell’Aula serve un’intesa

Intanto la Lega tiene il punto e insiste sulla necessità di discutere prima dell’esame in Aula, e su entrambi i testi in commissione, per raggiungere un’intesa. La proposta di Ostellari su un tavolo politico dei capigruppo di maggioranza raccoglie il favore della Lega: “Siamo disponibile a discutere nel merito delle questioni, è importante un confronto su temi che trattano dei diritti di tutti e per questo non possono essere ideologici o divisivi”, spiega il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo.

“Auspichiamo che questa proposta raccolga un largo consenso tra le forze politiche e confidiamo ci possa essere la volontà di fare sintesi”, aggiunge il capogruppo leghista. Il presidente Ostellari plaude e rilancia: “Confido che anche gli altri capigruppo faranno altrettanto. La volontà di lavorare e avviare un utile confronto sui testi in discussione c’è”, assicura.    

Pd e M5s: stop ostruzionismo

Posizioni che suscitano la piccata reazione dem: “Lega e Ostellari continuano a far finta di non capire. Abbiamo, dopo mesi di ostruzionismo, dato sempre la disponibilità a confrontarci sul ddl Zan chiedendo solo di fissare la data di chiusura della discussione per evitare che ‘il tavolo’ diventasse solo un pretesto per allungare i tempi e affossare il provvedimento. Ci è stato detto di no. Quindi quando sarà calendarizzata l’Aula potremo discutere con tutta la maggioranza e ascolteremo le proposte di tutti”, afferma Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd e capogruppo dem in commissione Giustizia a Palazzo Madama.

Abbiamo pazientato abbastanza: per luglio la legge Zan deve essere discussa in Aula”, è la replica categorica della senatrice M5s Alessandra Maiorino che dice “stop all’ostruzionismo” leghista. Sulla linea leghista si schiera invece Forza Italia (anche se all’interno si registrano alcune voci dissonanti): “Serve un confronto di merito, non una forzatura che alimenti confusioni e contrapposizioni”, spiega Maurizio Gasparri, secondo il quale va “evitato il caos in materia di appartenenza di genere, di opinioni e di istruzione scolastica. Confronto sì, imposizioni no”.

Source: agi