Vicino alle coste italiane si cela una storia vulcanica di proporzioni gigantesche, recentemente rivelata da un team di ricerca internazionale. Quattro enormi depositi di sedimenti sottomarini sono stati scoperti nel bacino occidentale di Marsili, nel Tirreno meridionale.
Gli studi stanno mostrando prove di una serie di supereruzioni che si estendono indietro nel tempo per circa 50.000 anni. Questa scoperta suggerisce che un’altra supereruzione possa essere in arrivo.
I ricercatori dell’Ohio State University negli Stati Uniti e dell’Istituto di Scienze Marine (CSIC) in Spagna hanno scoperto i megabeds attraverso sondaggi di campionamento acustico, seguiti da prelievi di campioni dal fondale marino. Mentre l’area è nota per la sua attività vulcanica a lungo termine, i ricercatori ritengono che questi particolari depositi siano stati lasciati dalla super-eruzione dell’ignimbrite campana più a nord, un evento che ha trasformato il clima e gli ecosistemi del nostro pianeta.
Tre dei megabeds consistono in strati alternati di sabbia e fango vulcanico, mentre il quarto mostra prove di un flusso di detriti vulcanici più denso, il tutto in linea con l’idea che una supereruzione li abbia causati secoli or sono. La scoperta fornisce ai geologi molte informazioni utili sull’impatto di precedenti eventi vulcanici maggiori e su ciò che potrebbe accadere in futuro.
Negli ultimi anni, gli esperti hanno covato alcune preoccupazioni sui vulcani dormienti in quest’area, compreso un grande vulcano sottomarino a circa 175 chilometri a sud di Napoli chiamato Marsili, con la paura che possano “tornare in vita”.
“Dobbiamo essere cauti riguardo a queste previsioni, ma per essere preparati ad esse, è necessaria più ricerca”, afferma Derek Sawyer, geofisico dell’Ohio State University. Dalle misurazioni dei megabed, i ricercatori ritengono che vengano creati ogni 10.000-15.000 anni. Non è chiaro cosa possa portare alla creazione di megabeds spessi decine di metri.
Il rischio esiste, ma più siamo preparati, meglio è. “I megabeds sono componenti importanti dei bacini del mare profondo e si pensa siano il risultato di eventi catastrofici maggiori”, afferma Sawyer. “Quindi, studiarli può servire come un archivio importante su come questi eventi hanno influenzato la Terra.”
Fonte: https://tech.everyeye.it/ – di Salvo Privitera