PASSIONE CINEMA


 

Sempre più uber alles i “Minions 2”, che sfiorano (ma probabilmente supereranno) l’incasso planetario di un miliardo di euro. “La stranezza” regia di Roberto Andò, blockbuster nazionale d’inizio stagione. Fermo “Il colibrì” e sparito “Dante” di Pupi Avati, arriva in sala “Triangle of Sadness”, vincitore a Cannes, che rivisita (con le dovute varianti) l’indimenticato “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto” di Lina Wertemuller

 

di Franco La Magna

 

Mentre prosegue inarrestabile la planetaria marcia dei “Minions 2 – Come Gru diventa cattivissimo” (2022) diretto dalla troika  Kyle Balda, Brad Ableson e Jonathan del Val, felicemente avviato verso lo stratosferico incasso di un miliardo di dollari, si fa avanti  nella “piccola” top-ten nazionale “La stranezza”, (2022, distribuito dalla “corazzata” Medusa e ormai prossimo ai 4 milioni euro) regia di Roberto Andò, che forte dell’amato tandem Ficarra-Picone e del celebrato Servillo-Pirandello (qui circondati da un puzzle di attori “minori” siciliani) regala al regista-letterato palermitano il suo maggior successo commerciale,  diventa il blockbuster della stagione nazionale e insidia il secondo posto all’americano “Black Adam”. Ambientato nella Sicilia del 1920 (anno d’inizio delle fortune cinematografiche pirandelliane), il film narra la genesi dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, divenuto fetish teatrale mondiale, a scorno della primigenia (così nel film) riprovazione iniziale e, giubilo!, riporta nelle sale il pubblico nazionale.

Quasi fermo ormai il piatto, noioso, monotono “Il colibrì” (2022) regia di Francesca Archibugi, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020, pur piazzandosi con decoro intorno ai 3 milioni di euro, gragnola di flashback e flashforward per mettere in scena vita e resilienza del protagonista-colibrì, oscillante tra piccole gioie, amori irrealizzati e finalmente una chiusa deprimente. Il talentuoso Pierfrancesco Favino, non se ne intendono le ragioni, parla strano; la metafora del colibrì se non spiegata diventa difficilmente decrittabile.

Scomparso il “Dante” (2022) di Pupi Avati – dopo una modesta tenitura nelle sale, visto attraverso il suo nobile biografo Boccaccio, reverente biopic del nostro più grande genio letterario, colto soprattutto negli anni della giovinezza – arriva nelle sale la Palma d’Oro di Cannes 2022 “Triangle of Sadness” dello svedese Ruben Östlund (già molto apprezzato nel tempio filmico della cittadina francese), rivisitazione in chiave collettiva e con le dovute varianti dell’indimenticato “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto” (1974) di Lina Wertemuller, semplicistica tragicommedia onusta di stucchevoli stoccate al mondo inarrivabile dei nouveau-riche, accolita di carogne riunita in uno yatch per una crociera di lusso, che naufraga in un’isola apparentemente deserta. A tratti divertente, tra conati di vomito, citazioni di classici, amori insperati e revanches della classe operaia. Consueta, l’inutile, “conclusione aperta” che lascia, come è d’obbligo, gli spettatori nel dubbio (lo farà? non lo farà?), soluzione evidentemente apprezzata dalla giuria d’oltralpe.

Tra gli altri italiani lentamente si arrampica “L’ombra del Caravaggio” (2022) regia di Michele Placido, mentre si affaccia timidamente “I racconti della domenica” regia del catanese Giovanni Virgilio, ambientato negli anni ’40 e girato tra Castiglione di Sicilia (in provincia di Catania) e la Calabria. Non si attendono sfracelli al box-office (2).