Papa: incontra gruppo di migranti, “per noi è come un padre”


Papa Francesco ha ricevuto nel pomeriggio di oggi a Casa Santa Marta un gruppo di migranti che hanno raccontano, attraverso dei libri, la loro odissea patita nella ricerca di una nuova terra. Ad accompagnarli don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea Saving Humans, il fondatore della ong Luca Casarini, Stefano Croci, direttore di Migrantes Carpi, Giulia Bassoli, volontaria della medesima sezione e sorella Adriana Dominici, la consacrata di Spin Time Labs a Roma. Non è la prima volta che il Pontefice incontra privatamente un gruppo di migranti, i quali affermano che per loro il Papa “è come un padre”.
Protagonisti di questo incontro stavolta due giovani, Ibrahim Lo, proveniente dal Senegal e passato attraverso la rotta della Libia, e Ebrima Kuyateh, originario del Gambia, stessa drammatica traiettoria. Entrambi hanno scritto libri, un paio in particolare Ibrahim, uno intitolato “Pane e acqua. Dal Senegal all’Italia passando per la Libia” e il secondo “La mia voce. Dalle rive dell’Africa alle strade dell’Europa”. Altra storia dal sapore simile quello di Ebrimam: titolo eloquente, “Io i miei piedi nudi”, con la prefazione, tra l’altro dell’arcivescovo di Modena Nonantola e vescovo di Carpi, Erio Castellucci, oltre che la postfazione di Stefano Croci.
Francesco, dice don Mattia a Vatican News, ha voluto ascoltare le loro storie “e ha ringraziato tutti quanti per quello che fanno e per quello che vivono e ha incoraggiato ad andare avanti”. A fianco al giovane del Senegal e del Gambi anche Pato, che aveva incontrato il Papa già a novembre 2023 – lui, il marito di Fati e il padre di Marie, la mamma e la bambina che l’anno scorso morirono di sete nel deserto, immortalate come un monito alle coscienze nel loro ultimo e straziante abbraccio che fece il giro del mondo.
Storie di inferni ma anche di speranze, che tutti hanno voluto consegnare nelle mani di Francesco. Quanto vissuto, compresa l’accoglienza ricevuta da questi giovani, commenta don Mattia, dimostra quanto vera sia “l’esperienza che si fa in mare e in terra, cioè che quando noi soccorriamo o accogliamo i poveri, i migranti, sono loro che ci salvano”. E che “nell’amore, nella fraternità che si vive con i poveri, con i migranti, si sperimenta effettivamente la salvezza”. (AGI)