“Il cristiano non è mai solo. Compie il bene non per un titanico sforzo di impegno personale, ma fa il bene perché, come umile discepolo, cammina dietro al Maestro Gesù”. Papa Francesco, ha dedicato la sua catechesi dell’Udienza Generale alle virtù teologali (fede, speranza e carità) che “sono il grande antidoto all’autosufficienza”, ha precisato.
“Quante volte – ha sottolineato il Pontefice – certi uomini e donne moralmente ineccepibili corrono il rischio di diventare, agli occhi di chi li conosce, presuntuosi e arroganti! È un pericolo davanti al quale il Vangelo ci mette bene in guardia”. “La superbia è un veleno. Un veleno potente: ne basta una goccia per guastare tutta una vita improntata al bene. Una persona può avere compiuto anche una montagna di opere benefiche, può aver mietuto riconoscimenti ed encomi, ma se tutto ciò l’ha fatto solo per sé, per esaltare sé stessa, può dirsi ancora una persona virtuosa?”, ha poi aggiunto Francesco che poi ha precisato: “Il bene non è solo un fine, ma anche un modo. Il bene ha bisogno di tanta discrezione, di molta gentilezza. Il bene ha bisogno soprattutto di spogliarsi di quella presenza a volte troppo ingombrante che è il nostro io”. “Quando il nostro ‘io’ è al centro, si rovina tutto”, ha continuato a braccio. “Se ogni azione che compiamo nella vita la compiamo solo per noi stessi, è davvero così importante questa motivazione?”. Per correggere tutte queste situazioni “che a volte diventano penose, le virtù teologali sono di grande aiuto”.