Olimpiadi di Atene 1896


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Quando Teodosio I mise fuorilegge i Giochi Olimpici, considerandoli un rito pagano, non immaginava certo che un discendente di quei popoli che avrebbero distrutto l’Impero Romano si sarebbe dato tanto da fare per ripristinarli quindici secoli dopo. E invece un francese nato a Parigi nel 1863, con il pallino dello Sport e della cultura classica, riuscì nell’intento di resuscitare Olimpia e dare vita, ad Atene nel 1896, alla prima Olimpiade dell’era moderna.

Pur ricco di inventiva e di caparbietà Pierre de Fredy barone de Coubertin non sarebbe riuscito da solo ad ottenere un così grande risultato. Un risultato cui alla fine dell’800 molti miravano, con il risveglio dell’interesse per i Giochi Olimpici dovuto alle scoperte archeologiche tedesche ad Olimpia tra il 1875 ed il 1881. Ad aiutare il barone ci furono personaggi meno celebri come Demetrios Vikelas, greco di Syros cresciuto a Londra e Parigi, e Georgios Averoff, plutocrate emigrato ad Alessandria d’Egitto.

La storia della prima Olimpiadi è strettamente connessa alla biografia ed agli interessi di de Coubertin. Il nobile francese, di ritorno dalla Gran Bretagna dove aveva presenziato ai Wenlock Olympic Games organizzati dal dottor Brookes, lanciò nel 1892, durante la riunione dell’USFSA di cui era segretario, l’idea di ripristinare i Giochi Olimpici. Per sostanziare la sua idea il barone decise di organizzare per il 1894 un Congresso sul tema del dilettantismo, in collaborazione con il Professor Sloane di Princeton e Charles Herbert, segretario dell’AAA.

Il Congresso, denominato inizialmente Congres International des Amateurs, ha, tra i punti all’ordine del giorno, “La possibilità di ristabilire i Giochi: a quali condizioni sarà realizzabile?”. Solo pochi giorni prima del Congresso de Coubertin cambia il nome del convegno in Il Congresso Internazionale di Parigi per il ripristino dei Giochi Olimpici.

Il 16 giugno si aprono i lavori, il 19 il barone propone Atene come sede della prima Olimpiade ad un comitato ristretto che rappresenta i 2000 delegati. La risposta è fredda: il nome di  Londra appare nettamente favorito. Il 21 Vikelas ottiene tramite telegramma l’assenso dei reali greci allo svolgimento della prima Olimpiade in Grecia. De Coubertin invita Vikelas a presentare lui stesso la proposta della sede di Atene di fronte all’assemblea plenaria. Finalmente il  23 giugno la mozione è approvata all’unanimità.

Vikelas viene nominato primo presidente del Comitato Olimpico Internazionale su proposta del barone. Il criterio ispiratore della nomina era che la Presidenza spettasse al Paese organizzatore del quadriennio. Il fatto che dal 1896 si siano succedute 26 edizioni dei Giochi e solo 8 Presidenti del CIO (Demetrios Vikelas, Pierre de Fredy barone de Coubertin, Henri de Baillet-Latour, Sigrid Edström, Avery Brundage, Lord Killanin of Dublin and Spittal, Juan Antonio Samaranch, Jacques Rogge) suggerisce che questa norma abbia visto un’unica applicazione.

 

Vikelas fu l’effettivo organizzatore dei Giochi di Atene 1896, tra mille difficoltà, non ultima l’ostracismo del primo ministro Trikoupis. Avvenimenti sportivi come le Olimpiadi o i Mondiali di calcio sono ai nostri tempi una calamita per interessi che si quantificano in decine di miliardi di euro. Nel 1896, e l’opposizione del primo ministro greco ne è la dimostrazione, erano visti com una manifestazione folcloristica promossa da curiosi figuri con insoliti hobby. A sbloccare la situazione furono due eventi decisivi ed imprevedibili. In primo luogo le dimissioni di Trikoupis, sostituito da Deliyannis, decisamente più favorevole all’Olimpiade. Ancora più imprevedibile fu l’intervento finanziario di Georgios Averoff, inatteso benefattore che coprì per intero le spese per la costruzione dello stadio Panathinaikon. È la svolta: la notizia delle prime Olimpiadi dell’era moderna si diffonde.

Alle 15.30 del 6 Aprile 1896 (secondo il calendario gregoriano) re Giorgio dichiara aperti i Giochi Olimpici con una formula che muterà di poco nelle successive edizioni: Dichiaro aperti i primi Giochi Olimpici internazionali di Atene. Lunga vita al Paese, lunga vita al popolo greco.

Gli sport in programma sono 9: atletica, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto, tennis, tiro, scherma, sollevamento pesi. Il numero di gare disputate è pari a 43, mentre gli atleti in gara, tutti di sesso maschile, sono 246. C’è una sola rappresentativa ufficiale, quella ungherese. Altre delegazioni sono spontanee, come quella USA (decisivo l’attivo interessamento del Professor Sloane) e tedesca. E se Svezia e Norvegia non rispondono agli inviti degli organizzatori, Italia, Belgio, Olanda e Svizzera negano esplicitamente la propria partecipazione.

Gli impianti vengono costruiti per l’occasione: il Panathinaikon ospita le gare di atletica, ginnastica, sollevamento pesi e lotta; il Nuovo Velodromo di Faliron quelle di tennis (che si giocano anche al Lawn Tennis Club di Atene) e ciclismo; a Kallithea viene costruita un’area di tiro; allo Zappeion vengono svolte le gare di scherma; mentre è alla baia di Zea che si affrontano i nuotatori.

La maratona ed i 100 metri si affermano da subito come le discipline principe dei Giochi Olimpici. È un’Olimpiade riservata solo ai dilettanti, e infatti alla gara sui 40 km si presentano solo corridori di altre discipline dell’atletica. Nessuno, ad eccezione dei greci, aveva mai corso su quella distanza. Blake  corridore dei 1500 m è in testa fino al 32° km, ma nonostante abbia cercato di farsi rinvigorire con l’alcool crolla, ed è costretto ad abbandonare. Al 37° km Flack è in testa, vacilla, viene soccorso ma in preda a delirio per la stanchezza aggredisce il suo soccorritore. Alla fine a vincere sarà il greco Spyridon Louis, seguito da un altro atleta ellenico, Vasilakos.

Sui 100 m. a vincere è lo statunitense Thomas Burke (già vincitore dei 400 m) in 12 secondi. Il tempo è misurato al quinto di secondo, ed il giudice di gara è uno solo. La mancanza di immagini o di riprese televisive ha dato vita al primo ex-aequo: si divisero la terza piazza l’ungherese Szokol e lo statunitense Lane.

Per molti anni si è ritenuto che non ci fosse stato alcun partecipante italiano alle prime Olimpiadi. Ricerche successive invece dimostrano che un difensore dei colori azzurri ci fu: Giuseppe Rivabella, nella gara di tiro con il fucile da 200 metri. La sua partecipazione venne riportata da un giornale greco, Akropolis, dal giornalista Vladis Gavrilidis e viene offerta come dato certo dal vincitore 2007 del ISOH Vikelas Plaque Thanassis Tarassouleas. Rivabella era un ingegnere, nato ad Alessandria, emigrato in Grecia già da diversi anni quando ad Atene si svolgono i Giochi. La sua prova, e quindi la prima apparizione di un italiano ai Giochi Olimpici, è datata 8 Aprile.