“Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica”, spiega il ministro della Difesa, “come in Svizzera, che non partecipa a guerre da secoli ma è pronta a difendersi”
AGI – “Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile. Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole”. In una intervista a La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto torna sulla necessità di creare una riserva militare (“esiste già una delega del Parlamento”).
“Il ruolo del ministro della Difesa – spiega – presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili”. E il peggiore degli scenari è “doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani. So che è un discorso difficile da accettare perché tutti noi tendiamo a nasconderci in una comfort zone”.
Ma sarebbe sbagliato parlare di svolta militarista. “Noi non vogliamo la guerra – assicura Crosetto – i riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica. Come in Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi”. Si tratta “di volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più, ma poi serve un bacino più ampio”.
“In Ucraina la guerra sarà ancora lunga”
“La pace non è un’opzione nelle nostre mani: la guerra continuerà a lungo perché Putin ha ancora l’idea di arrivare a Kiev”, ribadisce il ministro della Difesa.
Il sostegno all’Ucraina si sta affievolendo? “Potremmo girarci dall’altra parte – risponde il ministro – poi però ci troveremmo i carri armati di Putin sotto casa”.