Nuove scoperte ad Ischia, il mare continua a svelare tesori


Di Daiana De Luca (Responsabile Comunicazione Confedercontribuenti)


Se pensate che Ischia, perla del Tirreno e terza isola più grande d’Italia dopo Sicilia e Sardegna, sia “solo” (per modo di dire), spiagge suggestive, siti termali e natura incontaminata vi sbagliate. Gia’, perché, la più grande delle isole Flegree oltre ad essere una delle mete più gettonate del turismo internazionale, è anche una fonte inesauribile di storia.

Pensate che di recente sono state scoperte, durante una giornata di studi organizzata dall’associazione Il borgo di Mare, resti di una imbarcazione, frammenti di legno sepolti sotto la sabbia della baia di Cartaromana, ma anche evidenze di murature attribuibili a una villa sul porto, alla base del cosiddetto tondo di Marco Aurelio. Il mare dell’isola campana continua, dunque, a svelare tesori archeologici sommersi che diventano tasselli utili a ricostruire il passato ischitano ed in particolare quello riconducibile all’epoca romana. Teresa Elena Cinquantaquattro, responsabile della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli così ha commentato: “Ischia è stata il più grande stanziamento greco d’Occidente – sottolinea la studiosa – ma le nuove evidenze approfondiscono una fase storica in larga parte inedita, legata all’epoca romana, quando l’isola era Aenaria”. Stando,dunque, a quanto emerso, non risponderebbe al vero la radicata convinzione che i Romani avessero snobbato l’isola verde, preferendole Capri, prediletta dall’imperatore Tiberio.

L’area di scavo nella baia di Cartaromana, a Ischia Ponte, ha già portato alla luce frammenti di ceramica, lingotti di piombo e soprattutto una cassaforma di legno in larga parte intatta, venti metri di lunghezza e tre di altezza, con 80 tavole infisse verticalmente nel fondo, probabilmente una struttura portuale. Certo, non è stato semplice effettuare le ricerche archeologiche, ostacolate dal boom edilizio, a partire dagli anni 70, e da un consistente arretramento della linea costiera; tuttavia, da qualche anno a questa parte questa interessante attività di ricerca ha ripreso vigore e portato alla luce tesori di estremo valore storico.

Il sospetto, confermato anche da confronti con l’Ingv, è quello di un evento traumatico – una eruzione o uno tsunami – che nel I secolo dopo Cristo avrebbe costretto la popolazione ad abbandonare frettolosamente il porto e le aree limitrofe. “Le nuove scoperte – spiega Maria Luisa Tardugno, responsabile di zona per la Soprintendenza – ci persuadono nel portare a termine il progetto di un parco archeologico sommerso, mentre i reperti romani della baia ispireranno un percorso museale all’interno della Torre di Guevara”. Non ci resta che attendere nuovi sviluppi