Nuova pista per l’ambasciatore ucciso: l’ipotesi dei ribelli ugandesi


Il primo rapporto dell’intelligence italiana non esclude il coinvolgimento delle milizie della Allied Democratic Forces (Adf), “di origine ugandese”, recentemente sospettato di adesione al jihadismo. Missione in Congo dei carabinieri del Ros per acquisire i verbali delle testimonianze e verificare quali siano state le armi usate dai ranger congolesi

AGI – A 24 ore dall’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista nell’Est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) non si diradano le ombre sulle responsabilità dell’agguato al convoglio dell’agenzia Onu. Sullo sfondo del rimpallo di accuse tra Kinshasa e ribelli hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda Fdlr-Foca (Fdlr), arriva anche il primo rapporto dell’intelligence italiana sull’accaduto: gli 007 non escludono il coinvolgimento delle milizie della Allied Democratic Forces (Adf), “di origine ugandese”, recentemente sospettato di adesione al jihadismo, ipotizzano una rapina come movente dell’attacco e sottolineano che la ‘Zona delle tre antenne’, teatro dell’assalto, è “ad alto rischio per la sicurezza”.

Le milizie del Nord Kivu

Il governo di Kinshasa aveva subito puntato il dito apertamente contro le Fdlr, attive nella zona di Nord Kivu dove è avvenuto l’assalto e dove operano però una miriade di altre milizie. Fdlr ha negato ogni coinvolgimento e ha anzi chiesto alle autorità congolesi e alla Monusco (la missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Rdc) di “fare tutto il possibile per far luce sulle responsabilità  dell’ignobile assassinio”.

Cure Ngoma, portavoce delle Fdlr, ha fatto notare che l’agguato è avvenuto vicino alla frontiera col Ruanda e a una postazione delle Fardc (le forze armate congolesi), su cui ha invitato a indagare. Lo scambio di accuse riflette il clima di forte tensione politica esistente tra le Fdlr da un lato e Kinshasa e l’esercito ruandese dall’altro.

Secondo il rapporto dell’intelligence italiana, non è escluso che l’attentato – che inizialmente è sembrato un tentativo di sequestro – avesse come scopo la rapina e che possa portare la firma dell’Adf, considerata vicina al movimento sunnita Tablighi Jamat e che si ritiene legata all’Isis, anche se l’affiliazione non è mai stata ufficializzata. “L’evento”, si legge nel rapporto degli 007, “si inserisce in un contesto securitario di estrema fragilità, che caratterizza l’area del Kivu del Nord negli ultimi 20 anni”.

Il sequestro del personale dell’Onu

Il ministero dell’Interno congolese, su cui ancora pendono i dubbi relativi alle mancate garanzie di sicurezza, ha tenuto a sottolineare che è stato il commando di rapitori, sette in tutto e armati di kalashnikov e machete, a uccidere Attanasio e Iacovacci, sparando loro a bruciapelo. Nell’imboscata di ieri sono state rapite tre persone, sempre parte del convoglio Onu, e che secondo voci non confermate ufficialmente sono state liberate.

Oltre alle responsabilità, rimangono poco chiare anche le ragioni per le quali – in un territorio come quello di Nord Kivu, che i nostri servizi hanno definito ad “alto rischio” – sia stato autorizzato il passaggio senza scorta del convoglio World Food Programme (Wfp), il Programma alimentare mondiale dell’Onu, su cui viaggiavano i due connazionali uccisi e anche un terzo italiano, rimasto illeso: Rocco Leone, vice Capo del Wfp nella Repubblica democratica del Congo.

La Farnesina ha invitato alla cautela sulla diffusione di ricostruzioni, mentre entro mercoledì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dovrà riferire in Parlamento.

A Roma un inviato del presidente congolese

Intanto, è atteso l’arrivo a Roma di un rappresentante del presidente congolese Felix Antoine Tshisekedi Tshilombo, che porterà una lettera personale del capo di Stato al primo ministro Mario Draghi. Kinshasa ha anche annunciato la partenza di una squadra per la città nord-orientale di Goma, dove è avvenuto l’attacco, con la missione di “sostenere le indagini in corso”.

Sul posto è atteso anche l’arrivo dei carabinieri del Ros, che dovranno acquisire i verbali delle testimonianze e verificare quali siano state le armi usate dai ranger congolesi che sono intervenuti durante il tentativo di sequestro, in cui è morto anche l’autista congolese dell’auto di Attanasio. La Farnesina ha chiesto e ottenuto di effettuare in Italia l’esame autoptico disposto dalla Procura di Roma che indaga per sequestro di persona con finalità di terrorismo. L’arrivo delle salme in Italia è atteso per questa sera, dove ad accogliere i feretri ci sarà Di Maio.

 

Fonte: AGI