di Chicco Testa
“Meglio rossi che morti “ era uno degli slogan del movimento pacifista negli anni ‘80 all’ epoca della lotta intrapresa contro l’ installazione in Europa di missili NATO, armati con testate nucleari, nell’ambito delle deterrenza atomica con l’URSS. In altre parole “meglio stare sotto il dominio sovietico che correre il rischio di una guerra atomica. Slogan che faceva inorridire i dissidenti dell’ Est europeo che mettevano al primo posto la liberazione dall’oppressione sovietica e la conquista della democrazia.
Qualche mese fa Joschka Fischer, fondatore dei Grünen tedeschi, vice Cancelliere e Ministro degli esteri del Governo rosso verde di Schröder per 8 anni, ha rotto l’ultimo tabù della teologia verde e pacifista. Ci vogliono armi atomiche in Europa, ha detto, per contrastare la minaccia russa. E naturalmente ci vorrebbe una difesa europea che mettesse in comune un arsenale atomico maggiore di quello che Francia ed Inghilterra già possiedono.
Posizione che si aggiunge all’appoggio dato dai Grünen alla crescita fino al 2% del PIL della spesa militare tedesca e il sostegno senza se e senza ma all’Ucraina, ad Israele e alla sua decisione di fare la guerra totale ad Hamas. Praticamente una bestemmia pronunciata da un cardinale autorevole per la chiesa verde.
Insieme a quella arrivata da Dubai che chiede di triplicare la produzione di energia nucleare dopo venti anni di rimozione del problema. E infatti nessuna reazione si registra nel pavloviano mondo ambientalista di casa nostra dove la parola “atomo“, comunque declinata, suscita reazioni furiose. Figurarsi poi se di bombe atomiche si parla.
La posizione di Fischer contiene anche un messaggio implicito, ma chiaro. Non tutto può essere sacrificato alla pace e nemmeno alla transizione verde ad ogni costo. Ci sono valori, libertà e democrazia, che non sono negoziabili. Ma oltre a Verdi e pacifisti italiani è un po’ tutta la sinistra italiana che deve decidere da che parte stare. Così rischia solo di apparire pavida e soprattutto ininfluente.