di Patrizia Orofino
I decessi e gli incidenti sul luogo di lavoro, non si fermano. Le vittime, ormai sono quotidiane, cosa sta succedendo in Italia? I morti e gli infortuni, dal settentrione fino al sud, diventano tristemente protagonisti di cronaca nera. Si può intervenire? Come? Perchè non si riesce nel terzo millennio ad arginare il problema? Ne parliamo con un componente della segreteria provinciale UILM di Catania: Salvo Pappalardo.
DOMANDA: Signor Pappalardo, l’emergenza delle vittime sul lavoro nel nostro paese non si arresta. Lei come sindacalista UILM ci spieghi cosa si può fare per arginare il problema.
RISPOSTA: Ritengo fondamentale che, siano le aziende e pretendano di far utilizzare senza deroghe i DPI previsti dalle norme vigenti. E’ inammissibile continuare a registrare infortuni gravi e meno gravi nei luoghi di lavoro. Il lavoro non deve rappresentare un pericolo ma l’opportunità per garantire una vita dignitosa per tutti senza precludere il rientro a casa a fine giornata.
DOMANDA: Secondo lei, c’è una buona vigilanza nei posti di lavoro oppure no?
RISPOSTA: La prima vigilanza, deve essere osservata dal lavoratore stesso, nel rispettare norme e procedure e nel caso in cui queste vengano baipassate per richieste specifiche da parte dei datori di lavoro denunciare i fatti ai RLS ( Rappresentati dei lavoratori per la sicurezza) o in assenza di queste figure agli organi competenti.
DOMANDA: Cosa può fare il Governo per evitare altre vittime sul lavoro?
RISPOSTA: Secondo me il governo dovrebbe applicare sanzioni esemplari, quando gli infortuni gravi e meno gravi derivano dalla inosservanza delle norme e dalla mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale, fondamentali per la sicurezza. La vita di un lavoratore, è sacra e nessuno deve permettersi di metterla a rischio per interessi prettamente economici.