Con il nuovo Decreto Legge basteranno i “sufficienti indizi” per autorizzare gli ascolti, destinati a crescere in maniera esponenziale anche per ambito di applicazione
La tanto attesa stretta sulle intercettazioni telefoniche, “una barbarie che ci costa 200milioni di euro l’anno per raggiungere risultati minimi” è durata giusto il tempo di un paio di interviste: quando si è trattato di passare dalle parole ai fatti, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha dato invece il via libera ad un provvedimento che è l’esatto contrario.
Da ora in avanti intercettare sarà dunque molto più facile, essendo stata prevista una corsia preferenziale per un lungo elenco di reati. In pratica, con il decreto legge approvato questa settimana dal Consiglio dei ministri, l’ultimo prima della pausa estiva, basteranno i “sufficienti indizi” per autorizzare gli ascolti invece dell’originaria formula dei “gravi indizi”. La norma, peraltro, si applicherà ai procedimenti già in corso.
L’ambito di applicazione
Nello specifico, il nuovo regime riguarda le attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, il sequestro di persona a scopo di estorsione, i delitti commessi con finalità di terrorismo o avvalendosi delle condizioni tipiche della mafia previste dall’articolo 416-bis del codice penale o al fine di agevolare l’attività delle associazioni mafiose. Ciò significa che si potranno effettuare intercettazione anche per reati “comuni” purché siano stati commessi con il metodo mafioso. È di tutta evidenza che gli ascolti cresceranno in maniera esponenziale dal momento che in questi anni il concetto di “metodo mafioso” si è allargato a dismisura.
L’utilizzo del trojan
Le cronache sono tutto un pullulare di “nuove” mafie che, utilizzando le parole della Cassazione “non radicate nel patrimonio storico assicurato dal prestigio criminale della tradizione, come nel caso delle mafie storiche, quali Cosa nostra, o ndrangheta e camorra”. Anzi, la Cassazione ha anche sdoganato la “piccola mafia la quale nel suo ambito ha sviluppato una forza di intimidazione scaturente dal vincolo associativo fino a farne derivare quella tangibile condizione di omertà e assoggettamento di coloro che si siano trovati a rapportarsi con essa”. Ma non solo. C’è il sospetto che questa riforma estenda ancora di più l’utilizzo del trojan, il virus spia che trasforma il telefono in un microfono sempre acceso e che, appunto, è previsto proprio per i reati di mafia e terrorismo. Virus spia oggetto di un approfondimento in queste settimane in Commissione giustizia al Senato per la sua estrema invadenza nella sfera privata delle persone, anche non direttamente coinvolte nelle indagini.
Il commento dell’Unione delle camere penali
“Con le nuove norme si è inteso ampliare il novero delle fattispecie che confluiscono nel c.d. doppio binario e per le quali è consentito il massiccio ricorso alle intercettazioni, anche attraverso il captatore informatico, in presenza di indizi (solo) sufficienti di reato” hanno scritto in un comunicato gli avvocati dell’Unione delle camere penali. “Il governo – hanno aggiunto – ha scardinato l’insieme dei limiti alla compressione del diritto alla segretezza e inviolabilità delle comunicazioni prevedendo, secondo il dettato normativo, una qualche rigidità dei presupposti e un freno all’utilizzo delle intercettazioni in procedimento diverso da quello nel quale sono state predisposte” e così “realizzando i desiderata di alcune Procure oramai aduse a fondare quasi esclusivamente sulle intercettazioni l’impianto probatorio a sostegno dell’azione penale”.
“Il Dicastero guidato da Nordio fa oramai sistematicamente seguire alle condivisibili dichiarazioni garantiste del Ministro, disegni, atti e proposte che vanno in altra direzione. L’avvocatura penale saprà individuare le forme più adeguate per dar voce alla protesta e richiamare alla coerenza con gli impegni assunti tutti gli attori istituzionali”, concludono quindi i penalisti.
“Quando si tratta di mafia, Forza Italia non può che essere del tutto intransigente” ha dichiarato il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin. “Da giurista – ha aggiunto – manifesto piuttosto una perplessità sul metodo, più che sul merito, ossia sulla scelta di intervenire con un decreto legge per sanare un contrasto giurisprudenziale. Sicuramente Nordio, che è un ministro molto pragmatico, ha voluto risolvere in maniera concreta e immediata la questione e sulla norma specifica noi non possiamo che essere d’accordo”.
Di Paolo Pandolfini – fonte: https://www.ilriformista.it/