Andrea Ruggieri
Equindi, dopo quarantatré anni di silenzio, bastano meno di quarantotto ore al Presidente Giuliano Amato per vuotare prima e riempire poi il sacco della tragedia di Ustica, su cui aleggia da sempre un mistero, ma su cui soprattutto vivono, anche se ormai stremate, le aspettative di verità oltre ogni ragionevole dubbio dei parenti delle vittime morte quella notte, nei cieli italiani.
Non c’è che dire: da lui non me lo aspettavo, onestamente. Perché Giuliano Amato è sempre stato assai parco nelle dichiarazioni, attento nel suo piroettare qualificato dentro le Istituzioni che ha largamente rappresentato, e sa sicuramente che certe torsioni alle Istituzioni stesse bene non fanno.
Forse è vero quel che si dice da sempre: quando si cresce, aumenta il coefficiente della propria vanità, e scema quello del senso di responsabilità verso gli altri che però, nel suo caso (parliamo di un signore intelligentissimo, che ha fatto più volte il Ministro, il Presidente del Consiglio, rischiato di fare quello della Repubblica, ed è stato Presidente della Corte Costituzionale) sono gli italiani tutti. Ai quali egli ha servito, a mezzo di un’intervista che oggi definisce forzata, pur precisando che il titolista non coincide con chi redige il pezzo (vero, e Amato lo specifica evidentemente per assolvere chi quell’intervista gliela ha fatta), ai quali ha servito -dicevoun mix di allusioni gravissime, già parte della copiosa letteratura che avvolge un mistero italiano come quello di Ustica, ma oggettivamente antipatiche e politicamente imbarazzanti nei confronti di Bettino Craxi (giustamente difeso dai figli) e Francesco Cossiga, e anche di Emmanuel Macron, praticamente bollato come reticente a collaborare per svelare responsabilità francesi. Il tutto, condito da una venatura torbida verso la Nato, che in un momento storico come questo ha come possibile corollario la recrudescenza di una diffidenza verso l’Alleanza Atlantica che protegge le nostre democrazie che nemmeno un signor nessuno come Orsini ambirebbe a rinvigorire, forse. Siccome invece il propalatore di una tesi simile è assai qualificato (essendo egli non solo un uomo di Stato, ma anche un raffinatissimo politico e giurista), che si prendano tutte le iniziative utili a chiarire quanta e quale parte di verità contengono queste dichiarazioni, poi repentinamente ritrattate, su un capitolo tragico come Ustica. Ma, stabilito che non si capisce perché farle dopo tutti questi anni, che si capisca, davvero tutti, che questa ansia da dichiarazioni roboanti deve conoscere un limite: quello dello spirito di responsabilità che le Istituzioni devono praticare nel concreto. Prima di chiedere a noi cittadini lo stesso spirito nel sopportare alcune debacle che le Istituzioni stesse ci servono su piatti d’argento, quotidianamente.
Fonte: Il Riformista