«Nomadi» per la casa comune


Gli animatori del Tempo del creato raccontano il loro impegno: «trasversali» a più gruppi per portare il messaggio

Dall’1 settembre una rete di attività. L’esperienza non si esaurirà con la chiusura del 4 ottobre: iniziative sociali a 360° per i giovani, e un vademecum per le comunità energetiche

Il loro telefono vibra di continuo. Non sempre possono rispondere, ma si può stare certi che richiameranno. E anche dopo le dieci di sera saranno disponibili a parlare su Whatsapp della loro estate di attività a favore della «casa comune». Di quello che fanno tutto l’anno. E fanno tanto. Tantissimo. I trentenni del “Tempo del creato”, che volge al termine il 4 ottobre, visti da chi ha qualche anno di più sono un mistero affascinante: le loro giornate sono un mix pieno di studio, lavoro, con-tatti, servizio, pensiero attivo.

Come fanno?, ci si chiede mentre loro raccontano, generalmente mentre sono in viaggio su qualche treno, che «danno una mano» a questo o a quel movimento, che «seguono » questo o quel progetto nazionale – un modo per dire senza sbrodolare che ne sono responsabili , che hanno passato l’ultima estate impegnati in qualcosa – cioè appunto Il tempo del creato – che «non finisce mica qui», e che stanno «provando» a fare una determinata cosa, ciascuno nel suo contesto: a lanciare un’idea alle Pastorali giovanili della loro regione, oppure a creare una rete di associazioni, o a proporre percorsi innovativi che possano raggiungere i giovani. E intendono proprio «tutti» i giovani, perché conoscono il potere di un post ben veicolato.

«Ho aperto il primo profilo social dedicato alla cura dell’ambiente quando, durante la pandemia, ho partecipato al primo corso online del movimento – spiega Miriam Resta, animatrice della Laudato si’ da tre anni -. Oggi anche se non faccio parte di un circolo Laudato si’ cerco di impegnarmi con la Pastorale sociale e la Caritas diocesane». Un impegno trasversale, quello della 30enne di Ugento-Santa Maria di Leuca: «Facendo parte di diversi gruppi, cerco di portare il tema del creato lì dove sono, per esempio nell’Associazione nazionale famiglie numerose, dove lavoro nello staff di animazione, insieme ai bambini e alle loro famiglie».

Laureata in Scienze ambientali nel 2019, oggi è collaboratrice del tavolo tecnico per le comunità energetiche della Cei, per il quale raccoglie e orienta le richieste da parte delle diocesi o delle parrocchie in tutta Italia, tramite una casella di posta.

«In diocesi sto lavorando a una transizione ecologica della mensa Caritas. Con don Lucio Sardo, il direttore, puntiamo a rendere il servizio plastic-free, acquistando un depuratore dell’acqua. Non è una scelta facile, perché le bottiglie ci vengono donate, ma è un passaggio necessario, anche per sensibilizzare gli utenti della mensa». I grest e i campi estivi sono invece già sulla buona strada della sostenibilità ambientale grazie a un percorso realizzato come Progetto Policoro. Perché Miriam ha risposto anche a quest’appello della Chiesa, oltre a dire sì alla formazione dei giovani al Servizio civile. In attesa del decreto attuativo sulle comunità energetiche «stiamo creando il sito tavoloenergia.chiesacattolica.it, in cui metteremo a disposizione un vademecum completo». Miriam, che ha due fratelli e due sorelle di cui una in affido, appassionata di grafica, trova anche il tempo di creare dei video per il team di spiritualità della Laudato sì, e per aggiornare le pagine Facebook e Instagram di Cattogreen, create in emergenza Covid. Il 4 ottobre, San Francesco patrono dell’ecologia, per la chiusura del Tempo del creato, sarà in Calabria a fare formazione in una scuola superiore. Impegno «da nomade», dice ridendo mentre l’audio della telefonata va e viene perché è in viaggio.

Partire o restare è il dilemma di tanti giovani del Sud. Francesco Costa si mette nei panni dei tanti giovani calabresi che sognano «una classe politica di domani in grado di scardinare certi processi e guarire questa terra dalla sindrome di Cenerentola». Ecco perché lui ha deciso di restare e lavorare nel tessuto sociale dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, dove insegna religione nella scuola primaria di Soverato e dove da un anno ha il ruolo di direttore della Pastorale giovanile. «Portando avanti la nostra antropologia cristiana, siamo chiamati a fare la differenza. Una pastorale giovanile chiusa in se stessa sarebbe un lavoro a metà». Animatore del Progetto Policoro e membro dell’équipe Giustizia e pace della Cei, con i ragazzi della diocesi ha volutamente vissuto a pieno il Tempo del creato di quest’anno: «Importante è lasciare una traccia nei contesti che viviamo tutti i giorni e in quello della comunità più ampia. È lì che troviamo i giovani, che riusciamo a intercettare i loro bisogni, e coltivare l’aspetto spirituale proprio nel rapporto fra creato, Creatore e creatura». Per il Tempo del creato la Pastorale giovanile ha coinvolto i giovani della diocesi sui temi della giustizia, della pace e dell’ambiente attraverso azioni concrete e il coinvolgimento della Pastorale sociale e del lavoro, e creando settimanalmente reel sui profili Instagram e Facebook di Catanzaro-Squillace con il nucleo dei capitoli della Laudato sì. Il prossimo sarà sull’ecologia integrale. A Catanzaro la sera del 3 ottobre, il Tempo del Creato si concluderà con una veglia. Ma il lavoro continua con la consulta di ragazzi, incontri, un progetto sulla povertà educativa, il coinvolgimento degli adulti. In uno slogan – quello per il prossimo anno -: «Brillare, ascoltare e non avere paura».

Fonte: Avvenire