Niger: i paesi africani valutano l’ipotesi di un intervento militare


 

La Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), che ha ordinato il dispiegamento di una “forza di riserva” per ripristinare l’ordine costituzionale nel paese dopo il golpe del 26 luglio e il rovesciamento del presidente Mohamed Bazoum, si riunirà di nuovo oggi in Ghana, questa volta a livello di vertici delle Forze armate

AGI – La via diplomatica continua a essere quella priviliegiata, ma un intervento militare dei paesi africani in Niger potrebbe concretizzarsi ad horas. La Comunità degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), che ha ordinato il dispiegamento di una “forza di riserva” per ripristinare l’ordine costituzionale nel paese dopo il golpe del 26 luglio e il rovesciamento del presidente Mohamed Bazoum, si riunirà di nuovo oggi in Ghana, questa volta a livello di vertici delle Forze armate. Ed è possibile che dalla riunione emergano dettagli in più sull’eventuale intervento.

Ma qual è il dispositivo militare di cui dispone l’alleanza dei paesi Ecowas e come sarà attivato?

UNA FORZA D’ATTACCO DI 2.500 UOMINI Secondo un servizio pubblicato su FranceInfo che cita una nota dell’alleanza, il blocco di paesi Ecowas dispone di una forza d’attacco di circa 2.500 uomini, la Ecowas Standby Force, “composta da militari, polizia e civili” degli Stati membri (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo).

Nel 2004 la Fac è subentrata a Ecomog, la brigata di monitoraggio del cessate il fuoco dell’Ecowas, creata nel 1990 per portare la pace in Liberia, devastata dalla guerra civile. Schierate nel 1997, le sue truppe sono riuscite a portare la pace in quel Paese e si sono ritirate due anni dopo. I circa 2.500 uomini di cui dispone Ecowas possono essere dispiegati molto rapidamente”, spiega sempre a FranceInfo Djenabou Cisse, specialista in questioni di sicurezza in Africa.

L’alleanza non ha specificato il numero o l’origine dei soldati del Fac che potrebbero intervenire sul terreno in Niger, ma il presidente ivoriano, Alassane Ouattara, ha annunciato che il suo Paese “fornirà un battaglione” da 850 a 1.100 uomini, insieme a Nigeria e Benin in particolare, e che “altri Paesi” si uniranno a loro.

“È difficile prevedere l’entità esatta delle truppe che saranno potenzialmente dispiegate in Niger, poichè dipenderà dalla buona volontà degli Stati membri, che, per la maggior parte, stanno già affrontando una serie di sfide alla sicurezza sul proprio territorio”, come la minaccia terroristica, dice ancora Djenabou Cisse.

LE REGOLE D’INGAGGIO La Fac può essere mobilitata per ripristinare o consolidare la pace in un paese membro, ma anche per sostenere operazioni umanitarie. In questo senso l’Ecowas è già intervenuto militarmente in diverse occasioni negli ultimi anni. Dopo la Liberia, Ecomog è stato dispiegato nel 1997 in Sierra Leone, afflitta da sei anni da una guerra civile.

Il suo contingente nigeriano ha cacciato la giunta militare, quindi ha riportato al potere il presidente Ahmad Tejan Kabbah. Due anni dopo, è intervenuta in Guinea-Bissau, di fronte a una sanguinosa ribellione, poi in Costa d’Avorio nel 2002 Nel 2013, l’Ecowas ha autorizzato l’invio immediato di una forza di intervento in Mali, in conformità con una risoluzione delle Nazioni Unite (ONU), per aiutare Bamako a riprendere il controllo del nord del paese dai gruppi jihadisti legati ad al-Qaeda.

Secondo Jeune Afrique, il suo intervento ha preparato il terreno per l’arrivo di una forza di pace delle Nazioni Unite. Infine, il Fac è stato schierato in Gambia, dove il presidente in carica Yahya Jammeh ha rifiutato di lasciare il potere dopo la vittoria di Adama Barrow nelle elezioni presidenziali del 2017. Tempi e modalità di un possibile intervento in Niger non sono stati comunicati e la riunione di domani dei capi di Stato maggiore dei paesi dell’Alleanza potrebbe fornire dettagli decisivi.

Tuttavia Alassane Ouattara, presidente è stato chiaro: la minaccia di intervento è più che seria e l’operazione può “iniziare il prima possibile”.

UNIONE AFRICANA E ONU, LA QUESTIONE LEGALE Rimane anche da valutare la questione legale: per un dispiegamento della FAC occorrerebbe l’autorizzazione dell’Unione Africana, “che ha il primato in materia di gestione dei conflitti nel continente”, poi del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ricorda la Foundation for Strategic Research secondo quanto riporta FranceInfo.

“Un mandato Onu potrebbe rafforzare la legittimità dell’intervento militare, ma l’Ecowas è già intervenuto senza, in particolare in Liberia o Guinea-Bissau, quindi non è un fattore dirimente”, spiega Arthur Banga, dottore in storia delle relazioni internazionali e docente presso l’Università della Costa d’Avorio, a Le Point. Lo stesso presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, ha espresso “il suo forte sostegno alle decisioni dell’Ecowas”.

In ogni caso il blocco dell’Africa occidentale non esclude ancora la via diplomatica: al termine del vertice di Abuja di giovedì il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, che detiene la presidenza di turno dell’alleanza, ha detto di sperare “di raggiungere una risoluzione pacifica”.

La minaccia dell’uso della forza dunque potrebbe essere un’arma negoziale. Dal vertice dei capi militari in agenda oggi potrebbero arrivare delle risposte.