AGI – La polizia indaga per accertare le cause del rogo, divampato ieri mattina, in una baracca del ghetto di Borgo Mezzanone, tra Foggia e Manfredonia, dove è morto un migrante senegalese, Mohamed Ben Ali, detto Bayfall di 37 anni. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti, quella di un possibile corto circuito per un elettrodomestico in non buone condizioni appare la più credibile.
Non è la prima volta, infatti, che un incendio scoppia all’interno della baraccopoli dove vivono oltre 1.500 migranti nordafricani. Negli ultimi 18 mesi sono una ventina i roghi divampati nel ghetto di Borgo Mezzanone e quattro i migranti uccisi dalle fiamme.
Una situazione di totale emergenza, quella del ‘ghetto’ anche dal punto di vista sanitario. Le abitazioni dei migranti sono realizzate con cartone, legno e altri materiali di risulta, ed illuminate tramite allacciamenti illegali alla rete elettrica, con cavi scoperti che attraversano le baracche.
Questa la ‘fotografia’ della baraccopoli che sorge accanto al Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Si tratta della più grande baraccopoli del Foggiano e del sud Italia, realizzata su un’area di circa 165 ettari sulla ex pista di un aeroporto militare in disuso dalla seconda guerra mondiale.
Il primo novembre del 2018 un incendio distrusse tre baracche, uccidendo Backary Seka, un 34enne del Gambia. La notte precedente c’era stato un altro incendio che aveva completamente distrutto 30 baracche e ferito quattro migranti. Il 26 aprile del 2019 l’ennesimo rogo distrusse una baracca uccidendo Samara Saho, 26enne del Gambia che dormiva in quell’alloggio di fortuna. Il 4 febbraio scorso ancora un rogo causato dallo scoppio di alcune bombole di gas: tra le fiamme venne estratta una migrante con ustioni sull’80% del corpo. La donna morì il 6 febbraio all’ospedale di Bari.
La conta dei morti arriva a sette se si aggiungono anche le vittime degli altri ghetti della provincia di Foggia. Il 10 dicembre del 2016 un incendio devastò il ‘ghetto dei bulgari’ dove vivevano circa 300 cittadini dell’Est Europa, uccisendo Ivan Miecoganuchev, bulgaro di 20 anni.
Il 3 marzo del 2017 le fiamme avvolsero alcune baracche del ghetto che sorgeva tra Foggia e San Severo, nelle campagne di Rignano Garganico, uccidendo due maliani: Mamdou Konate di 33 anni e Nouhou Doumbia di 36 anni. Una vera e propria emergenza quella degli insediamenti abusivi della provincia di Foggia.
Oltre a quello di Borgo Mezzanone c’è il ‘Gran Ghetto’ che sorge nelle campagne di Rignano Garganico a pochi metri dal precedente insediamento abusivo che fu sgomberato nel marzo del 2017 dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari con le ipotesi accusatoria di di presunte infiltrazioni criminali nella gestione del caporalato nel campo.
Ci sono, poi, i ghetti di Borgo Tressanti e Borgo Libertà nelle campagne di Cerignola, Cicerone a Orta Nova. Molti dei migranti sgomberati, nel 2017, dal Gran Ghetto sono sparsi tra le varie baraccopoli della Capitanata, compresi alcuni rifugi che sarebbero stati ricostruiti proprio nelle zone dove sorgeva l’insediamento abusivo. Alcuni di questi sono ospiti a Casa Sankara una strutture di accoglienza per migranti che si trova sulla statale 16, tra Foggia e San Severo.
Vedi: Nel Foggiano 4 morti in 18 mesi nel 'ghetto' dei migranti
Fonte: cronaca agi