Di Vittorio Sangiorgi (Direttore del Quotidiano dei Contribuenti)
Nei giorni scorsi, seppur dopo mille polemiche, è stato approvato il decreto che ha prolungato lo stato di emergenza fino al 15 ottobre. All’atto della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, però, si è appreso che, all’interno di esso, è contenuta una norma, passata del tutto sotto silenzio, che riforma i servizi segreti.
Nello specifico, il decreto entrato in vigore a fine luglio, modifica la legge 124 del 2007, ovvero quella che regola il “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”. Legge che, tra le altre cose, disciplinava in questo modo la nomina e la durata in carica dei direttori dei nostri servizi segreti: “la direzione generale del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) è affidata ad un dirigente di prima fascia o equiparato dell’amministrazione dello Stato, la cui nomina e revoca spettano in via esclusiva al presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Cisr (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica). L’incarico ha comunque la durata massima di quattro anni ed è rinnovabile per una sola volta”.
Ed è proprio quest’ultimo passaggio ad essere stato oggetto della modifica del Premier Conte e del governo da lui diretto. Come si può leggere nel testo del decreto, consultabile sul sito della Gazzetta Ufficiale, infatti: “Al fine di garantire, anche nell’ambito dell’attuale stato di emergenza epidemiologica dal Covid-19, la piena continuità nella gestione operativa del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, alla legge 3 agosto 2007, n. 124, sono apportate le seguenti modificazioni: le parole <<per una sola volta>> sono sostituite dalle seguenti: <<con successivi provvedimenti per una durata complessiva massima di ulteriori quattro anni>>”.
In estrema sintesi, quindi, l’esecutivo, con questo provvedimento, ha garantito ai vertici dello spionaggio (Dis, Aise) e del controspionaggio (Aisi) il prolungamento, per altri quattro anni, del loro mandato. Una decisione in aperto contrasto con lo spirito della legge del 2007, che poneva determinati paletti temporali per evitare permanenze troppo lunghe in ruoli tanto importanti. Ci sono, inoltre, altri due aspetti che suscitano perplessità su questa vicenda. Il primo è legato alla delega ai servizi segreti, che Giuseppe Conte ha voluto mantenere nelle sue mani; il secondo riguarda, invece, il Copasir (Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica) che, secondo quanto emerge in queste ore, sarebbe stato tenuto allo scuro dal governo. Senza dimenticare, poi, che Giuseppe Conte, nella lunga ed esaustiva relazione con la quale ha illustrato al Parlamento i contenuti del decreto, ha “dimenticato” di citare la norma che riformava i servizi segreti.
Secondo un celebre adagio “a pensar male si fa peccato però, quasi sempre, ci si indovina”… Prima di peccare, tuttavia, ci auguriamo che questa vicenda venga chiarita dal governo e che le opposizioni siano in grado di svolgere il loro compito “politico – costituzionale” chiedendo, con risolutezza, che venga fatta luce su una questione dai contorni oscuri.