AGI – Cinquecento bambini sono stati sottratti al duro lavoro delle miniere e, ora, possono andare a scuola. Non solo. Avendo ottenuto il certificato di nascita possono accedere all’istruzione in maniera gratuita. Tutto ciò accade a Kipushi, cittadina mineraria nell’alto Katanga di circa 170mila abitanti – molto vicina al confine con lo Zambia nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo – dove i bambini tengono fieramente in mano il certificato di nascita che permetterà loro di andare a scuola gratuitamente. Tra questi, i bambini che fino a poco tempo fa lavoravano nelle cave di rame e cobalto.
“Quando avrò finito gli studi, sarò presidente dell’Unicef alla guida del Congo”, assicura Yves, che a 13 anni è ancora solo al quarto anno di scuola primaria, perché ha passato diversi anni ad aiutare i suoi genitori nella miniera di cobalto. Yves è uno dei circa 500 bambini che hanno potuto affrancarsi da una vita pericolosa nelle miniere grazie a un’operazione guidata dall’Unicef, che ha sostenuto finanziariamente le procedure amministrative svolte da una ONG locale per ottenere i certificati di nascita necessari per l’iscrizione in classe e ha fornito i kit scolastici. I bambini accompagnano i genitori nelle miniere – essi stessi scavano mani nude – in cerca di fortuna. Una fortuna che, però, non arriva mai. I magri guadagni non sono sufficienti nemmeno per pagare le rette scolastiche o per assicurare un pasto al giorno ai figli e quindi, anche loro sono costretti a scavare a mani nude per estrarre il cobalto che diventa, invece, prezioso quando arriva nei paesi che sfruttano il Congo per le sue risorse, di cui la popolazione non gode.
Questi certificati sono stati ottenuti per ordine della Procura della città per 1.003 bambini, la cui età varia tra gli 8 ei 15 anni. I documenti sono stati consegnati ieri ai genitori di 500 di loro durante una cerimonia organizzata nel cortile di una scuola nel centro della città di Kipushi. In base a una recente riforma che ha introdotto l’istruzione primaria gratuita, questo certificato sarà richiesto dal prossimo anno scolastico. Tuttavia, “il rapporto è amaro, oltre il 98% dei nostri alunni non ce l’ha, è un peccato”, sostiene Mugimba Cosmas, responsabile delle scuole pubbliche della città. Documento comunque indispensabile, in linea di principio, per ottenere la cittadinanza congolese, ha sostenuto Patrick N’Django Rwamo, capo della procura di Kipushi, ricordando che i genitori devono normalmente iscrivere il proprio figlio all’ufficio dello stato civile entro 90 giorni dalla nascita. Molti genitori, per negligenza, dimenticanza o perché viene chiesto loro del denaro non dovuto, non lo fanno.
“Le procedure amministrative per ottenere i certificati di nascita sono durate cinque mesi”, osserva Nenette Mwange, direttrice dell’Associazione delle donne per lo sviluppo comunitario (Afemdeco), felice che tutti questi bambini, che “studiano gratuitamente in diversi istituti pubblici”, possano continuare ad andare a scuola.
Kabwit Yav, madre di sei figli, certificato in mano, è molto felice accanto a suo figlio, studente delle elementari del quinto anno. “Tre dei miei figli studiano grazie all’Unicef, gli altri figli, già oltre i 18 anni, per mancanza di mezzi economici, sono disoccupati”, spiega. Mamy Fail è vedova e madre di otto figli. “Mio marito è morto in una frana nella cava di Lupoto”, dice. Due dei suoi figli hanno appena ottenuto i loro certificati di nascita. Gli altri no. “Non è la mia priorità, soffro per dar loro da mangiare”.
“Ci sono nove cave ricche di rame e cobalto nella mia giurisdizione che diverse famiglie, padri e madri in cerca di sopravvivenza, sfruttano in modo artigianale tutto il giorno”, spiega l’amministratore del territorio di Kipushi, Louis Tshota. “I bambini sono nelle miniere per seguire i loro genitori, il che li priva della possibilità di andare a scuola”, si lamenta. Sono 2.017 i bambini individuati nelle varie miniere del territorio. L’Unicef è riuscito a far entrare a scuola 500 bambini quest’anno scolastico. Un primo passo anche se molto resta da fare.
Source: agi