AGI – Il Pil cala e la pressione fiscale torna a salire. “Nel 2020 il peso delle entrate sul prodotto interno lordo italiano aumenterà di 0,5 punti rispetto al 2019, contribuendo in tal modo ad accentuare la contrazione della spesa e degli investimenti. Ancora maggiore è l’aumento ipotizzabile per la pressione contributiva, che potrebbe arrivare a registrare un incremento di 0,8 punti nell’anno”. A stimarlo è Confesercenti.
“L’emergenza Covid sta riproponendo con forza la questione dell’eccessiva pressione fiscale che grava su imprese e famiglie italiane – spiega l’associazione in una nota – Una pronta uscita dalla più profonda recessione mai sperimentata dalla Repubblica italiana non può dunque prescindere da un intervento di profonda riforma del sistema fiscale. Agendo, contemporaneamente, dal lato delle famiglie e da quello delle imprese”.
All’inizio di questo mese è scattato il provvedimento di riduzione del cuneo fiscale gravante sui lavoratori dipendenti, adottato col DL 3/2020. “A regime, si tratta di 5 miliardi che torneranno nelle buste paga dei lavoratori dipendenti (3,2 miliardi nel 2020). Questa misura, predisposta a partire dalla legge di bilancio 2019, risulta però ormai insufficiente, considerando gli oltre 65 miliardi di consumi che andranno persi a causa della pandemia. Inoltre, l’intervento beneficia solo una parte della classe media, e in particolare dei 6,3 milioni di italiani con redditi tra 28mila e 55mila euro, che sono attualmente ipertassati dall’Irpef: pur essendo il 15,6% dei contribuenti, infatti, forniscono quasi un terzo (31,8%) del gettito totale dell’imposta (50 miliardi di euro), subendo un aumento dell’aliquota legale di ben 11 punti rispetto allo scaglione precedente”.
Secondo Confesercenti “la riduzione del cuneo però interessa, e con intensità decrescente, solo i soggetti con redditi fino a 40mila euro, lasciando così fuori dal beneficio oltre 1,8 milioni di contribuenti sottoposti ad una pressione fiscale eccessiva. La riforma del fisco deve andare nella direzione di un sistema impositivo più chiaro e meno punitivo. Senza un alleggerimento di questa zavorra, la ripartenza della spesa delle famiglie e delle imprese rischia di essere molto difficile”.
Pertanto “è assolutamente necessario riconoscere perlomeno una riduzione di imposta anche per i redditi compresi fra 40 e 55mila euro, correggendo una volta per tutte l’eccesso di tassazione sulla classe media. Senza dimenticare le imprese: lo scorso anno, il settore privato ha registrato un forte aggravio del costo del lavoro rispetto alle retribuzioni versate ai propri lavoratori. Un differenziale che le condizioni recessive scatenate dalla crisi Covid potrebbero rendere insostenibile”.
Vedi: Nel 2020 la pressione fiscale torna a salire. I numeri di Confesercenti
Fonte: economia agi