AGI – Associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena. Sono queste, a vario titolo, le accuse con cui in Calabria sono state arrestate 49 persone, principalmente tra Rosarno e Polistena. L’indagine infligge un nuovo colpo alla ndrangheta nella piana di Gioia Tauro e ha dimostrato l’operatività della cosca Pisano, conosciuta come “i diavoli di Rosarno”. il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, dall’Udc di recente passato a Forza Italia, è finito ai domiciliari con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso. E’ stata accertata anche l’operatività della “società” di Polistena, capeggiata dalla famiglia Longo, e della locale di ‘ndrangheta di Anoia. Tra i principali indagati figura Francesco Pisano, indicato dagli inquirenti come la parte più “raffinata” della consorteria in virtù di una acclarata capacità di inserirsi nel tessuto sociale.
L’indagine Faust
Dall’indagine – denominata Faust, condotta dai carabinieri e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, con l’aggiunto Gaetano Paci e inizialmente il sostituto procuratore Adriana Sciglio, destinata ad altro incarico, e successivamente il sostituto Sabrino Fornaro – è emersa una fiorente attività di traffico di droga che partendo dal porto di Gioia Tauro ha allungato gli interessi fino in Campania, Puglia e Basilicata. Il denaro illecitamente accumulato dall’attività di narcotraffico veniva poi reimpiegato in attività usurarie, tali da condizionare l’economia locale permettendo agli esponenti della cosca di controllare diverse realtà imprenditoriali operanti sul territorio. In questo quadro sono stati accertati diversi episodi di minacce e danneggiamento ai danni di commercianti commessi a scopo estorsivo con finalità mafiose.
Le frodi sulle ritenute d’acconto
Sempre nell’ambito delle attività criminose della cosca Pisano, sono state raccolte prove che hanno permesso, inoltre, di documentare la commissione di truffe mediante artifizi e raggiri consistiti nel far figurare delle ritenute d’acconto su redditi non soggetti ad Irpef, nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell’interesse di persone non soggette a tassazione, traendo in inganno gli enti previdenziali sul diritto del richiedente al rimborso delle ritenute, in realtà non effettuate, ottenendo così ingiustamente il rimborso di denaro. Sempre nel corso delle indagini è emerso anche il favoreggiamento, da parte di alcuni indagati, della latitanza di Domenico Pepè, poi assicurato alla giustizia nel dicembre 2017.
L’affiliato da eliminare
Svelato anche un proposito di omicidio ai danni di un affiliato, per debiti dovuti a partite di droga non pagate, che non si è consumato solo perché la vittima designata ben due volte non si è presentata all’appuntamento. Con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso sono stati arrestati il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, e un consigliere comunale, Domenico Scriva, entrambi ai domiciliari. In tale ambito è emersa anche una situazione di tensione scaturita dalla condotta del Sindaco neo eletto, finalizzata a palesare una presa di posizione distante dalle locali consorterie mafiose che invece avrebbero palesemente appoggiato la sua campagna elettorale.
Vedi: Ndrangheta: operazione contro “i diavoli di Rosarno”, 49 arresti
Fonte: cronaca agi