Natoli, scontro Meloni-la Russa Lei vuole le dimissioni, lui: “No”


Venerdì Giorgia ha riunito i vertici di FDI Arianna, Lollo, Donzelli Lite sulla consigliera di Paternò vicina a Ignazio

» Giacomo Salvini

Colloquio Si teme il 3-0 alle Regionali e per le tensioni con Lega e Forza Italia su Rai, sanità e giustizia
Due ore di confronto. A tutto campo. Dalle elezioni regionali in arrivo in autunno ai continui litigi con gli alleati di maggioranza passando per la strategia per sostituire il probabile commissario italiano in Ue, che dovrebbe essere Raffaele Fitto. Ma anche il caso della consigliera del Csm Rosanna Natoli che sta imbarazzando il governo e le alte cariche dello Stato. Venerdì la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riunito a pranzo a Palazzo Chigi i vertici di Fratelli d’italia prima di partire per Pechino dove è arrivata ieri per la prima missione in Cina dopo l’uscita dal memorandum sulla via della Seta: al pranzo erano presenti il presidente del Senato Ignazio La Russa, la sorella Arianna Meloni, il ministro Francesco Lollobrigida e il responsabile organizzazione Giovanni Donzelli.
I contenuti della riunione sono riservati ma, secondo una fonte a conoscenza del colloquio, Meloni e La Russa avrebbero avuto un confronto sul caso della consigliera laica Natoli, che negli ultimi giorni è stata oggetto di polemiche per un incontro del 3 novembre con la giudice Maria Fascetto Sivillo, che è sotto processo davanti alla sezione disciplinare del Csm per un procedimento a suo carico. Natoli viene considerata vicina a La Russa e nominata in quota presidente del Senato: nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto trapelare la richiesta di farla dimettere, ma Natoli si è rifiutata con l’appoggio politico della seconda carica dello Stato.
UNO SCONTRO
istituzionale in cui Meloni si trova nel mezzo. La posizione della premier però è quella di assecondare la richiesta del Capo dello Stato e di una parte del suo partito, quella più legalitaria che vorrebbe le dimissioni istantanee di Natoli. Per questo, durante il faccia a faccia con il presidente del Senato (che sarebbe avvenuto prima del confronto con gli altri vertici del partito), Meloni avrebbe chiesto a La Russa di convincere la consigliera a dimettersi. Il presidente del Senato però non avrebbe offerto le rassicurazioni che la premier chiedeva: sia perché Natoli non è intenzionata a dimettersi spontaneamente ma anche perché senza di lei la destra perderebbe la maggioranza al Csm. E non sarà facile rimpiazzarla eleggendo un nuovo membro laico: il Parlamento ha tempi lunghi e la maggioranza richiesta è quella dei tre quinti. Tutto rinviato, con il rischio che lo stallo possa creare nuove tensioni tra il Quirinale e il partito della premier. Martedì scorso, alla cerimonia del Ventaglio al Senato, La Russa aveva risposto alla domanda del Fatto sulla vicenda spiegando che non ha intenzione di “dare consigli a Natoli, come lei non ne dà a me” e negando di aver parlato negli ultimi giorni con la consigliera del Csm.
TRA GLI ARGOMENTI
trattati anche le elezioni in Liguria: venerdì, giorno del pranzo, si è dimesso il governatore Giovanni Toti dopo 79 giorni di arresti domiciliari. Il centrodestra farà presto un tavolo regionale in cui deciderà il nome, con ogni probabilità un civico, per sfidare il dem Andrea Orlando. Ma a preoccupare i meloniani è soprattutto lo scenario dei prossimi mesi: l’election day di ottobre in Liguria, Emilia-romagna e Umbria potrebbe portare a un 3 a 0 per il centrosinistra, con la maggioranza che po
trebbe perdere due Regioni governate fino ad oggi. Uno smacco che arriverebbe nel pieno della sessione sulla legge di Bilancio che si annuncia già complicata, visti i tagli che imporrà il nuovo Patto di Stabilità. Il ragionamento dei vertici di Fratelli d’italia, dunque, è quello di entrare in una spirale negativa che potrebbe danneggiare il governo. Al tavolo si è parlato anche degli ultimi litigi in maggioranza, con i distinguo della Lega che di Forza Italia su giustizia, sanità, autonomia e Rai. La premier però ritiene queste fibrillazioni “fisiologiche” e ancora nel limite dell’accettabile pur spiegando di non aver paura di andare alle urne, ipotesi sempre e solo minacciata.

Fonte: Il Fatto quotidiano