Nathalie Guetta, sorprendente e talentuosa!


Di Claudia Lo Presti

Elegante, colta e garbata: le prime definizioni che attribuisco a Nathalie Guetta sono queste. Spiritosa, dotata di autoironia, parlarle è un piacere, ascoltarla ti rilassa. La sua vita è quella di una Sbirulina divertente che si diverte, col trucco pasticciato da qualche lacrima e una riflessione ragionata per tutto.

A pensarci bene, è assolutamente distante dalla perpetua a cui ha prestato il proprio nome italianizzandolo: non accetta cliché, non ha mai nutrito il timore di proporre le proprie regole del gioco anche se “lei spesso è fuori dalle regole”. Non indossa gonne di tweed e twin-set color pastello, ma abiti eleganti e sportivi che porta con disinvoltura avendo, oltre il naturale portamento, un corpo minuto e perfetto. Dunque, l’aver conferito al personaggio tutta una serie di condizioni caratteriali necessarie a definire una perpetua che oscilla fra la dolcezza e l’irritabilità, i rimpianti e la voglia di vivere il mestiere che Dio le ha destinato, cantando sul sagrato che spazza con la ramazza di saggina, la rappresenta con maggiore efficacia un’attrice bravissima e di talento. Parla in modo forbito ed esprime i propri pensieri come un pittore la propria creatività sulla tela: non mi meraviglia affatto che oltre ad una dignitosissima esperienza da attrice, un magnifico passato da circense, al proprio attivo ci sia anche la scrittura e pubblicazione di un libro intitolato “Dodici in caso di stress”. E’ il racconto di una storia d’amore fra diversi per estrazione culturale ed anagrafica – Chloé e Houssine – che conduce la protagonista ad un viaggio dentro se stessa ad incontrare creature fantastiche: un racconto su quanto è semplice l’amore e quanto poi chi abbia il bene di provarlo lo complichi abbastanza.

Nathalie Guetta non è solo Natalina, ma il suo più noto personaggio è nutrito da una forza espressiva tale che resterà per sempre: questo è un fatto. Cosa sarebbe Don Matteo senza Natalina? Come parlare di Montalbano senza Adelina! E al contrario di quanto accaduto per il personaggio di Camilleri (sottovalutato con scelleratezza), produttore, sceneggiatori, registi hanno capito che, oltre a storie efficaci ed equilibrate, andava dato spazio ed autonomia ad attori del calibro di Nino Frassica, Francesco Scali, Pietro Pulcini, oltre a quelli che hanno rivestito il ruolo del capitano dei Carabinieri, per decretare il conclamato successo di una serie intramontabile che fa il pieno di ascolti anche durante le repliche.

E se Nathalie Guetta ha in passato avvertito per un attimo il peso della ciclicità del personaggio, l’attrice ne ha colto il senso tracciandone un profilo che le ha rese entrambe indimenticabili.

  • Lei ha definito Don Matteo un’isola felice…

<<Il set di Don Matteo dopo ventiquattro anni, prima a Gubbio poi a Spoleto, ha assunto le stesse caratteristiche delle riunioni di famiglia per i grandi eventi; e giunti alla tredicesima edizione, i rapporti si sono consolidati, anche le amicizie speciali nate e cresciute. Come quella con Beatrice Di Iorio, la truccatrice ufficiale della serie: una persona cara con cui trascorro del tempo insieme anche fuori dal set con la quale abbiamo alcuni progetti in comune. Con Nino Frassica condivido l’amore per gli animali e l’odio verso la caccia: ogni volta che cominciano le riprese della nuova serie, ci mettiamo a ballare: è il nostro modo di propiziare un nuovo inizio. La troupe dei tecnici, tutti gli addetti a questo grande cantiere in attività da oltre un ventennio sono di una simpatia tale che lavorare diventa una festa; ad esempio: loro sanno che per me girare di mattina è una specie di tragedia, così è stata predisposta una poltrona per potermi permettere di riposare fra una ripresa e l’altra: la poltrona di Natalina!>>

  • E con Terence Hill e adesso Roul Bova?

<<Ci sono legami che il tempo non può dissolvere e quello con Terence Hill è certamente uno di questi; noi continuiamo a rimanere in contatto e a sentirci. Certamente, l’ultima ripresa con lui è stata un’emozione densa si sentimenti contrastanti…un po’ tristi un po’ frastornati…ma lui ha ragione, era arrivato il momento di dedicarsi soltanto alle sue cose e ha saputo scegliere il momento giusto. Roul Bova è una persona squisita, davvero una bella persona riservata e rispettosa: è entrato in punta di piedi e ha conquistato il cuore di tutti e noi lo abbiamo accolto con tutto l’amore possibile.>>

  • Lei è un ospite fisso di “Stasera tutto è possibile” e da pochissimo di “Bar Stella”, entrambe le trasmissioni condotte da Stefano Di Martino…

<<Stefano è un ragazzo meraviglioso, elegante, intelligente e di grande talento, come sta dimostrando, con eccellenti attitudini alla conduzione: è spontaneo e per primo con una spiccata tendenza all’auto ironia. I suoi tempi comici sono quelli di un attore navigato, la semplicità del suo modo di condurre rimbalza lungo l’intera trasmissione e riesce a legarne con efficacia tutti i momenti. Straordinario intrattenitore! Potrei essere la sua mamma: è simpatico ed adorabile! Mi diverto davvero in queste trasmissioni anche perché mi riconosco nel preponderante modo – tutto italiano – di non prendersi sul serio, assai diverso dai francesi.>>

  • Rispetto a ciò che le viene proposto, come opera le sue scelte? Lei ha anche lavorato a lungo in teatro, ma in quale contesto si trova maggiormente a suo agio?

<<Quando cominciai col teatro, proprio agli esordi, lavoravo in compagnie sgangherate e ci pagavano il sabato; non mi creavo grossi problemi: se avevo coscienza di aver lavorato bene per me stessa, il prossimo pensiero era quello che finalmente potevo godere del mio tempo libero per andare a mangiare! Io il teatro l’ho fatto per diciotto anni e per tanto tempo sono stata in tournée, ma il luogo dove so di essere a mio agio, di esistere e di affermarmi come persona ed attrice, è senza dubbio il set. Come i tasti di un pianoforte: stanno lì, bianchi e neri per creare quel suono e io sento che solo davanti ad una camera posso esprimermi al meglio.>>

  • Natalina la perpetua di Don Matteo, è a parere di molti oramai, un ruolo complementare di sostanziale importanza: lei lo ha reso brillantemente in modo diverso per tredici lunghe edizioni, spaziando dai registri comici a quelli drammatici conferendo al personaggio una precisa dimensione ed uno sviluppo verosimile e convincente: non è un lavoro semplice…

<<Si, è vero: non è semplice. All’inizio, Natalina e Pippo erano stati pensati come personaggi di contorno, privi di riverbero sulle faccende inerenti agli attori principali e poi piano piano hanno cominciato ad essere riscritti relativizzando la vita di tutti. Gli sceneggiatori e tutti i diversi registi che si sono susseguiti (Giulio Base, Enrico Oldoini, Jean Maria Michelini, Carmine Elia, Elisabetta Marchetti, Leone Pompucci) hanno saputo lasciarmi lo spazio di manovra necessario per tracciare di Natalina il profilo che avevo suggerito. Devo molto a Don Matteo e alla storia infinita della perpetua, sebbene non siano arrivate nuove proposte valide di lavoro; ma va bene così, anche perché tengo alla mia vita privata e tengo in grande considerazione il necessario equilibrio con il lavoro.>>

  • E di lei e della sua famiglia cosa vuole raccontarci?

<<La mia è una famiglia fuori dalla norma, subito lo dico per inciso: originaux, décalé! Mio padre è una persona estremamente intelligente, colto e dotato di una delicatezza che lo astrae dalla mischia; credo di aver preso da lui la tendenza a definire la mia persona a prescindere dalle origini territoriali e familiari. Perciò la Francia mi sta un po’ stretta: vivo a Parigi che amo, ma il mio carattere è, come dire, “intrecciato”. Sento di avere dentro di me una tendenza a sporgermi verso la spontaneità, verso l’improvvisazione e dall’altra la natura che un po’ mi richiama alla compostezza. Ma amo le mie radici napoletane: a “Stasera tutto è possibile”, riesco a confidarmi, sfogarmi senza remore con Stefano Di Martino, Biagio Izzo e Francesco Paoloantoni (che conosco da ventisei anni). A sedici anni, cercavo una corrispondenza a questa mia natura e a Parigi non riuscivo a rappresentarmi in qualcosa che mi somigliasse, così ho deciso di formarmi alle arti circensi partendo per il Benelux e la Francia.>>

  • Quando è arrivata a Napoli?

<<A venticinque anni: io lo definisco il mio colpo di testa! Lì ho lavorato negli spettacoli con i burattini ed insegnando clowinistica; ho imparato l’italiano ed assimilato l’inflessione napoletana; sebbene l’italiano lo capissi un po’ perché da adolescente guardavo molti film in lingua originale. Oggi, torno spessissimo perché dell’Italia non posso fare a meno; qui ho un’infinita lista dei tesori, persone che hanno nutrito la mia anima, arricchito il mio spirito. Sono profondamente grata a questa terra.>>

  • I suoi programmi nell’immediato e appresso?

<<Ad aprile/maggio, saranno avviate le riprese di Don Matteo 14; a Natale, insieme ad Achille (il familiare a quattro zampe) mi trovo a Parigi con la mia famiglia. E poi sono in debito con la mia passione per i viaggi: e si! Desidero realizzarne tanti, se possibile (con Beatrice Di Iorio ne progettiamo alcuni nella natura), forse in Sudafrica…vedremo. A pensarci, sono in debito anche con i miei sogni: oggi più che mai ho afferrato che in fondo ad ogni cosa c’è un punto interrogativo che ci spinge a cercare risposte e nuove domande; che ho la coscienza della bellezza della vita, dell’importanza di avere una “tribù” a cui tornare, nella quale trovare corrispondenze e somiglianza, oltre che un rifugio. E che rimpiango solo le cose che non ho ancora fatto e mi determino a realizzare.>>

  • Dunque, Nathalie Guetta come si definirebbe?

<<Come…? Si, ci sono, chiedo in prestito una frase di Jean Cocteau che ha detto: “gli italiani sono dei francesi dotati di buon umore!>>