Natale, il pellegrino fugge dai luoghi di Cristo


AGI – Luci zero. Pellegrini zero. Lavoro zero zero zero. Poteva essere più deprimente e solitario il Natale dei luoghi di Cristo? Betlemme, Gerusalemme, Nazareth: tutto langue e se non fosse che è santa, questa sarebbe una Terra Desolata. Il blocco dell’arrivo degli stranieri, appena decretato, semplicemente suggella una situazione disperata, non la crea.

Lo ammette senza troppi giri di parole lo stesso Patriarca dei Latini, Pierluigi Pizzaballa: è un Natale “di basso profilo, da dimenticare. La pandemia, e la paura che ne deriva, ha segnato direttamente o indirettamente la vita civile e religiosa di questo nostro tempo, e sembra averci paralizzato”.

È da febbraio che è così, alla stagione morta ne è seguita una ancora più triste: “Questo 2020 è stato un anno caratterizzato proprio dalla paura: salute, economia, e anche la politica… tutto sembra sia stato ribaltato da questo piccolo ma potente virus, che ha azzerato in poco tempo i nostri progetti e che ci ha lasciato disorientati”.

Una spremuta di melograno, una temporale improvviso

Gerusalemme di solito viveva un lungo dicembre di movimento, di storia religione e affari. Dalla Porta di Damasco si faceva fatica a passare, stretta e ad angolo com’è; i due cardi scendevano uno verso il Muro del Pianto e l’altro verso il Quartiere Armeno tra le file ininterrotte dei negozi del suk o degli antiquari, gonfi di icone ortodosse arrivate chissà da dove, chissà quando.

Ora i battenti li aprono ancora, i commercianti, ma più di qualche spremuta di melograno o qualche caffè alla turca non si riesce a piazzare. Le buone pasticcerie alle porte di Betlemme stentano a piazzare i loro dolci al miele e al pistacchio, nessuno va a grattare le pareti della Grotta del Latte: aiuta chi vuole avere un figlio, ma per desiderare un figlio bisogna essere di grande fede o di grande ottimismo. La prima ci sarebbe, è il secondo che latita.

Alla Natività, con i suoi bei mosaici e le sue capriate restaurate pochi anni fa dagli italiani, la messa di mezzanotte verrà celebrata secondo l’orario canonico. Ma saranno ammessi i soli religiosi del vicino convento. I fedeli restino a casa. Quelli che sono rimasti: Betlemme ha registrato negli ultimi anni una forte spinta migratoria tra i palestinesi cristiani, che ora sono una minoranza ristretta in città.

Chi lo avrebbe detto che sarebbe successo? Un anno fa, appena dodici mesi fa, il futuro appariva ben più roseo. La situazione politica era tranquilla, il turismo tirava. Nei tre anni precedenti, addirittura, il numero delle presenze era persino raddoppiato. Talmente tanti che la vera preoccupazione, per i frati francescani che curano la Custodia di Terrasanta, era semmai di mantenere il carattere religioso dei viaggi.

Fedeli e non turisti; ma questi ultimi iniziavano ad essere preponderanti, tanto che il Custode in persona, padre Francesco Patton, si raccomandava: “In questo momento c’è bisogno di ricordare ai pellegrini cosa significa essere pellegrini”. Cioè meditazione e niente selfie. Poi però il religioso aggiungeva quasi a presagire qualche cosa: “Gerusalemme è una città imprevedibile; come le giornate d’estate, improvvisamente può arrivare un temporale”. Sì, lui alludeva ad un improvviso incresparsi delle acque della politica internazionale, però a rileggere quelle parole alla luce del coronavirus non si può che avvertire un brivido.

Il temporale è arrivato, ed è stato peggiore del previsto.

Fratelli e sorelle, tenete duro

Al momento del primo lockdown le prenotazioni erano ben più che promettenti. Anzi, ancora in rialzo sui dati del già eccellente anno precedente: 600mila prenotazioni di celebrazioni nei vari santuari su tutto il territorio, 160mila solo dagli Usa e 80mila dall’Italia. Ma il raccolto è stato ben inferiore a queste attese: Pasqua prima ed ora il Natale sono capitati nei momenti peggiori del contagio, e l’estate non è certo il momento migliore per sfidare le temperature mediorientali, anche se Gerusalemme è a settecento metri sul livello del mare.

Per le strade della Città Santa ci si aspettava si aggirassero, in queste ore, quasi duecentomila stranieri. Ne sono arrivati meno della metà della metà della metà. In compenso il covid ha colpito duro e si attende l’effetto salvifico della campagna di vaccinazioni. Anche il patriarca, Pizzaballa, è stato in isolamento a metà mese.

Giorni fa i leader religiosi delle varie confessioni cristiane hanno lanciato un messaggio alle loro greggi, in vista della ricorrenza. “La presenza di Dio con noi è fonte di incoraggiamento e sostegno, soprattutto in questi tempi eccezionali di pandemia, di crisi economica, di ingiustizie e di crescente violenza contro i vulnerabili e i deboli”, hanno detto all’unisono. È un invito a rinascere e, nell’attesa, a tenere duro.

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Fonte: estero agi