di Gianni De Iuliis
LA BARCA DI DANTE (LA BARQUE DE DANTE) – FERDINAND VICTOR EUGÈNE DELACROIX (1822)
Tecnica: olio su tela; Dimensioni: 189×246 cm; Luogo: Musée du Louvre, Parigi
Delacroix è considerato il maggiore pittore romantico francese. È passato alla storia come il «Principe dei Romantici». Ebbe una solida formazione umanistica e sin da piccolo mostrò una forte propensione per il disegno e la pittura. Dopo il Liceo entrò nell’atelier di Pierre-Narcisse Guérin, artista neoclassico.
In seguito abbandonò lo stile neoclassico, abbracciando la poetica romantica. Le sue opere sono caratterizzate da una grande impetuosità creativa, capaci di coinvolgere emotivamente lo spettatore.
«La prima qualità di un quadro è di essere una gioia per l’occhio». In questa sua frase il senso più profondo della sua visione estetica. Sperimentò tutti i generi e tutte le tecniche, conciliando sempre creatività, sentimento e personalità.
L’opera che proponiamo ritrae un episodio tratto dall’ottavo canto dell’Inferno della Commedia di Dante. Nel dipinto sono ritratti in primo piano tre personaggi che si trovano a bordo di una piccola imbarcazione. Dante indossa un abito verde con un cappuccio rosso. Virgilio è avvolto in un mantello marrone e porta sul capo una corona d’alloro. Il conducente Flegias invece è voltato di schiena e porta un mantello azzurro intorno al corpo nudo. Oltre il corso d’acqua a sinistra si intravede la città di Dite, circondata dalla palude, cinta da mura di metallo incandescente. In basso, tra le acque della palude, alcune figure umane attaccano la chiglia della barca. Dante sembra turbato, Virgilio gli afferra la mano sinistra e sembra volerlo rassicurare. I dannati che si agitano nell’acqua e che attaccano l’imbarcazione sono gli iracondi e gli accidiosi che scontano la loro pena eterna nella palude.
Flegias è un personaggio della mitologia greca. Era re dei Lapiti. Il sovrano era padre di due figli, Coronide e Issione. Apollo sedusse e mise incinta Coronide. Per vendicarsi Flegias tentò d’ incendiare il tempio di Delphi consacrato proprio al dio greco. Apollo lo scaraventò nel Tartaro. La sua condanna fu quella di rimanere per l’eternità nel luogo tenebroso sotterraneo con un masso sospeso sul capo. Dante non descrisse le sue sembianze e quindi non è possibile stabilire se sia un demonio. Delacroix lo rappresenta di spalle come un uomo anziano, nudo e dai capelli lunghi e neri. Flegias non è il traghettatore delle anime. Piuttosto potrebbe essere colui che le getta nella palude.
L’opera era destinata al Salon di Parigi del 1922. Delacroix scelse strategicamente il soggetto dantesco, poiché l’immaginario della Commedia era uno dei temi principali del Romanticismo. Delacroix terminò il dipinto in due mesi e mezzo di lavoro. Il critico d’arte Étienne-Jean Delécluze, uno dei giudici del Salon, lo definì un’ imbrattatura. Con lui si schierarono altri accademici. Un altro giudice, Antoine-Jean Gros, ne fu ammirato e paragonò l’opera ad un quadro di Rubens.