Nasim Eshqi apre una nuova via sulle Dolomiti


E’ passato poco più di un anno dalla morte di Mahsa Amini nelle mani della polizia per la morale iraniana e la Repubblica islamica prosegue nella repressione con il pugno di ferro. Nonostante le difficoltà, le donne cercano di farsi sentire e c’è chi dall’estero è in prima fila per dare loro voce.
Una di queste è Nasim Eshqi: quarant’anni, la più forte alpinista iraniana, nota nel mondo per le sue imprese in montagna, per il documentario del 2020 ‘Climbing Iran’, girato da Francesca Borghetti e ispirato proprio alla sua vita, ma anche per il suo impegno a favore dei diritti umani da quando sono iniziate le proteste in nome di Amini, simbolo dell’oppressione del regime.
Il nuovo progetto da lei fondato si chiama ‘When Mountains Speak’ e l’ha portata ad aprire una nuova via di arrampicata sul Catinaccio in Val di Fassa, Trentino, intitolandola “Woman, Life, Freedom”, lo slogan delle proteste iraniane. L’obiettivo, racconta all’AGI, è “usare la mia piattaforma per essere la voce dei diritti umani, delle donne, in Iran e anche nel mondo, attraverso le montagne”. Nasim di vie in alta montagna ne ha aperte decine, non solo nel suo Paese, ma anche in Oman, Emirati, Georgia, Armenia, India, Turchia e nella stessa Italia. Stavolta è diverso: alla passione dell’arrampicata ha voluto unire l’impegno per una battaglia civile. “Per me sarebbe stato senza senso aprire una nuova via in Italia dove ce ne sono già tante, volevo dargli un significato”.

“Insieme al mio fidanzato, Sina Heidari, che è anche una guida alpina iraniana, abbiamo iniziato il progetto ‘When Mountains Speak’ perché mi sono resa conto che la comunità climbing non parla delle condizioni delle donne, è molto ‘maschile’. Allo stesso modo molti magazine di arrampicata, e anche aziende, ignorano la necessità di parlare di diritti umani. Mi hanno accusata di essere ‘politica’ e non posso accettarlo. Siamo esseri umani e abbiamo più valore dell’essere semplicemente un numero e una foto pubblicitaria. Siamo il potere del cambiamento. Ho deciso quindi di dare vita a un mio progetto per diventare la voce delle donne. Tutti devono avere la possibilità di parlare, le montagne sono per tutti”.
La prima via l’hanno aperta all’inizio di settembre a Chamonix, sulle Alpi francesi, insieme all’alpinista svizzero Michel Piola, chiamandola ‘Rise Up For Human Rights’. La seconda è stata nelle Dolomiti, in Val di Fassa, dove Nasim era già stata a fine agosto per partecipare a un incontro pubblico. “Per la terza via – confessa – ci sono delle opzioni, dobbiamo scegliere dove”.
Ad accompagnarli nell’impresa sul Catinaccio nei giorni scorsi c’era la guida alpina Gianni Trepin. “Potevamo fare da soli ma volevamo condividere l’esperienza con coloro che vivono qui”, sottolinea Nasim, mettendo l’accento sulla “forza del lavoro di squadra” che “unisce persone, alpinisti, che nutrono un profondo rispetto per i diritti umani e per i diritti delle donne. Un lavoro di squadra che va oltre il genere e la nazionalità per far risuonare la voce della libertà per tutti”. (AGI)
SCA