Dopo la decisione della BCE di alzare ancora il costo del denaro, aumentano sia le rate dei mutui a tasso variabile, sia i nuovi contratti a tasso fisso. Fino a quando? Per gli esperti, il picco è vicino. Ma una vera discesa non si avrà fino al 2024. Alcune simulazioni.
Autunno col picco di gelo, inverno ancora rigido, poi un po’ di tepore col nuovo anno. Schematizzate, sono le previsioni del tempo per i prossimi mesi per chi ha (o vuole accendere) un mutuo immobiliare. Col maltempo le famiglie italiane ci convivono da luglio del 2022, quando la BCE ha iniziato il suo ciclo di 10 rialzi dei tassi: il costo del denaro è stato portato da zero al 4,5% in poco più di un anno.
Rate dei variabili salite del 66%
Una salita rapidissima che ha comportato un salasso per chi ha un finanziamento a tasso variabile.
Prendiamone ad esempio uno da 126mila euro a 25 anni, stipulato a gennaio ’22: il tasso all’epoca era ben sotto l’1%, a gennaio di quest’anno era già sopra il tre, adesso ha superato il cinque: la rata mensile, che inizialmente era meno di 450 euro, è ora quasi a 750, con un aggravio di oltre 300 euro al mese, pari al 66%.
Escalation destinata a proseguire? Forse no. La maggioranza degli esperti (una “solida maggioranza”, per parafrasare la presidente della BCE Lagarde dopo l’ultimo rialzo deciso) si aspetta che il picco sia ormai prossimo se non già raggiunto: i futures sull’Euribor (ossia le aspettative sul tasso usato come base di calcolo per i mutui variabili) vedono una crescita sempre meno forte da qui a fine anno, un picco a dicembre a 3,90% (non molto di più dei livelli attuali, insomma), e l’inizio di una lenta, lentissima discesa da inizio 2024 in poi.
Questa inversione di tendenza dovrebbe fa tornare le richieste per il variabile, visto che negli ultimi mesi il 95% delle domande è stato per il fisso.
In salita anche i tassi per i nuovi fissi
Chi opta per il finanziamento a tassi fissi (circa i due/terzi dei mutuatari) ha trovato nell’ultimo anno proposte sempre peggiori in banca: per restare allo stesso esempio di taglio, si è passati da poco più dell’1% del miglior tasso che si poteva spuntare a inizio 2022, a 3,7%, a ben cercare, di questi giorni.
La rata è quindi peggiorata di 166 euro. Con la speranza che anche l’EuroIRS, il tasso a cui sono ancorati i fissi, sia destinato a rallentare e prima o poi a smettere di salire. Occhio: “frenare” non vuol dire tassi che scendono. Resteranno a questi livelli ancora a lungo. Quanto a lungo, è la grande domanda senza (per ora) risposta.
Di Vittorio Eboli – fonte: https://tg24.sky.it/