Parigi, 15 mar. – Dove vorrebbe chiudere la carriera Umberto Tozzi? “Ho suonato in posti molto famosi: all’Olympia di Parigi, all’Opera house di Sidney, a Londra. In posti meravigliosi che lasciano grande ricordo. Quindi ho la fortuna di tornare in questi posti che ho citato e poi dove andrò’ a finire non lo so. Mi sembrerebbe logico in Italia. Se devo dire un posto dico Torino. Dove sono nato”.
Tozzi ha detto “di aver avuto agli inizi un successo planetario. Mi sono riscoperto migliore dopo i miei problemi. Nasco come timido, sono cambiato in modo positivo, mi sento molto ben disposto. Bisogna forse passarli certi brutti ostacoli nella vita: si ama di più, si vive con gioia e si spera di più. Si spera anche che ci sia la pace nel mondo” . Le canzoni di Tozzi ormai sono evergreen, ballate e cantate ancora anche dalle nuove generazioni: “Per creare una canzone di successo – ha spiegato l’artista – ci deve essere del talento dietro ma anche fortuna. Oggi i ragazzi scrivono cose diverse. Non si può giudicare, ma io auguro loro di avere una carriera come la mia. Non è facile riuscire a superare l’Atlantico come ho fatto io, i Maneskin però ci sono riusciti, c’era terreno fertile. The Kolors hanno avuto successo ma che poi tutti diventino evergreen la vedo difficile”. Consigli? “È difficile darli: ho vissuto un’epoca dove c’era pressione ma abbiamo continuato a fare questa professione cercando di fare musica sempre migliore. Ci sono esigenze diverse ma questi giovani oggi sono molto preparati, vanno in tv, sanno parlare e sono sicuri: dalla strada arrivano a Sanremo con una disinvoltura che non avevo io. Il mio consiglio è di sopravvivere sognando. Continuare a vivere quel sogno per cui hanno iniziato a fare questa professione. Io dovrei ringraziare tante persone, ma su tutte Giancarlo Bigazzi, il mio maestro, l’incontro con lui è stato importantissimo. Si deve continuare a sognare”.