Da circa un secolo non esistono più lupi in Sicilia. L’ultimo fu abbattuto intorno al 1950 a Bellolampo, al culmine di una campagna di sterminio promossa sin dagli anni Trenta. Due esemplari, uno in scheletro e l’altro impagliato, sono in mostra fino al 10 dicembre al Museo civico di Storia naturale di Comiso e sono oggetto di studi nel tentativo di stabilirne la particolarità. “Entro un mese – dice il direttore del Museo e curatore della mostra Gianni Insacco – saremo in grado di dire se la Sicilia ha avuto una specie autoctona di lupo. Ne erano sopravvissuti in tutta l’isola solo sette esemplari, tutti nella Sicilia occidentale, mentre quelli che abbiamo esposto e stiamo studiando sono gli unici due della parte orientale”. Con l’istituzione della Regione la caccia al lupo ebbe una forte incentivazione per via dell’imposizione di una taglia su ogni capo eliminato. La mostra di Comiso, intitolata “Viaggio nella storia naturale: mammiferi degli Iblei, ma non solo” e voluta dall’assessorato regionale ai Beni culturali, propone un campionario di specie selvatiche che hanno popolato nei secoli l’altipiano come anche la fascia costiera offrendo la prova di una vasta biodiversità, tale da essere la più numerosa in tutte le isole del Meditrerraneo. Un campionario che è perlopiù un viaggio a ritroso nel tempo lungo il processo di estinzione di mammiferi come la foca monaca, scomparsa nella prima metà dell’Ottocento e rimasta oggi come toponimo di numerose località, o le capre selvatiche che costituiscono le antenate di quelle oggi diffuse nell’isola, o ancora la lontra, di cui da oltre cento anni si è persa traccia. “Tutti gli esemplari in esposizione – spiega Insacco – sono stati impagliati secondo una tecnica di imbalsamazione che oggi è sostituita dalla tassodermia, per cui soddisfano l’ulteriore interesse circa le antiche pratiche di conservazione in uso in Sicilia”.
La mostra è gratuita ed è stata allestita secondo un percorso che la tiene distinta dal Museo civico e dalla sua sezione zoologica. Divisa in quattro sezioni, propone altrettante vetrine che espongono mammiferi estinti, mammiferi introdotti nel territorio siciliano (dal toporagno a Pantelleria al muflone a Marettimo, nonché il cinghiale, il daino e la nutria), le specie viventi ma sempre più rare (l’istrice, il coniglio nella sottospecie iblea, la lepre, la volpe tipica siciliana, la martora e il raro gatto selvatico) e infine le specie selvatiche come le capre e le antilopi africane (di qui la specificazione “non solo” nel titolo della mostra) appartenenti alla collezione Fagotto di Siracusa e provenienti dalla Somalia. I reperti in mostra, per un totale di circa sessanta, sono stati in gran parte recuperati in area iblea e formano la prima rassegna esposta al pubblico di mammiferi selvatici. (AGI)
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