Archiviazione per gli imputati del processo Marlane. Lo ha disposto il Giudice per le indagini preliminari di Paola (Cs) in merito alla lunga e complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto la fabbrica di Praia a Mare, nota alle cronache come “fabbrica dei veleni”. L’archiviazione è stata disposta per Vincenzo Benincasa, Salvatore Cristallino, Ivo Comegna, Carlo Lomonaco, Attilio Ruisse, Silvano Stoner ed Ernesto Antonio Favrin. La Marlane è finita nelle aule di giustizia tante volte, facendo accendere i riflettori su quella fabbrica che, per anni, ha rappresentato il fiore all’occhiello dell’industrializzazione del Sud. L’azienda dei Marzotto che produceva pregiati tessuti, non era semplicemente una fabbrica ma era diventata il simbolo di sviluppo e di progresso, un’opportunità di crescita economica per tutto il territorio e un’imperdibile occasione di lavoro per numerose famiglie calabresi e per tanti lavoratori del Meridione d’Italia. Ma, dopo i momenti di grande sviluppo e fortuna, è iniziato un inesorabile declino. La fabbrica fu chiusa; gli operai si ammalarono di tumore e alcuni morirono. Si tratta di episodi sui quali per tanti anni si è cercato di capire se esisteva un nesso. Due processi si sono chiusi senza colpevoli e nei quali si procedeva per disastro ambientale. Perché, infatti, in molti si chiedevano se quella fabbrica fosse poi diventata una bomba ecologica. Poi, negli ultimi anni, la Procura di Paola ha deciso di riaprire un nuovo fascicolo sulla Marlane per accertare proprio se ci potesse essere un legame tra quei morti di tumore e le sostanze usate nella fabbrica. Sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati per i reati di omicidio e lesioni. Dopo le relazioni dei consulenti, la Procura ha chiesto l’archiviazione. Adesso, anche per il gip Carla D’Acunzo non ci sono elementi che possano stabilire un nesso tra le patologie tumorali contratte dagli operai che hanno lavorato in quella fabbrica e i materiali usati. Il Tribunale, nella sentenza di archiviazione, evidenzia che alla luce delle attività svolte non fanno ravvisare la concreta possibilità di ulteriori utili sviluppi nelle indagini, quindi “non si dovrebbe svolgere nessun ulteriore atto di indagine”.
Gli indagati sono stati difesi da un numeroso collegio difensivo costituito tra gli altri dagli avvocati Pietro Perugini, Angelo Giarda, Enrico Giarda, Nico D’Ascola, Guido Calvi, Paolo Sisto, Niccolò Ghedini, Paolo Giacomazzo, Stefano Putinati, Gianluca Luongo, Patrizia Morello, Licia Polizio. (AGI)
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