AGI – “In questa storia Camilleri sovverte tutto, è come se avesse fatto fare una rapina in banca a Cappuccetto Rosso”. Luca Zingaretti, che dal ’99 veste i panni del commissario Montalbano ha riassunto così in conferenza stampa, il 37esimo film della serie prodotta da Palomar, ‘Il metodo Catalanotti’, in onda l’8 marzo in prima serata su Raiuno, tratto dall’omonimo romanzo di Camilleri pubblicato da Sellerio nel 2018.
E’ la nuova (e per ora ultima) trasposizione, accolta come “una festa che rinnova il patto di fiducia di Montalbano con i telespettatori” dalla direttrice di Rai Fiction Ammirati, dell’opera dello scrittore scomparso nel 2019, poco prima della morte dello storico regista della serie Alberto Sironi, seguita da quella della scenografo Ricceri.
Zingaretti, come negli ultimi due film, co-firma la regia de ‘Il metodo Catalanotti’ con lo scomparso Sironi. E davanti a un Montalbano che travolto e imbambolato dalla passione per la giovane collega Antonia (Greta Scarano, new entry della serie) è pronto a lasciarsi alle spalle sia la sua Livia sia il suo lavoro, dice: “E’ come se Camilleri si fosse divertito, verso la conclusione della sua vita, a togliersi uno sfizio tradendo il suo personaggio”.
L’attore-regista fa notare che “Salvo è sempre stato un uomo dai punti fermi, la sua terra siciliana, i suoi uomini, la sua Livia che aveva sempre rappresentato quasi lo specchio della sua esistenza. Qualche altra volta, è vero, gli era capitato di cadere in tentazione, ma questa volta è pronto a lasciare tutto e a prendersi anche un congedo per stare vicino alla collega di cui si è innamorato”.
Rivoluzioni sentimental-caratteriali del protagonista a parte (in versione zerbino verso un’Antonia che almeno all’inizio non lo asseconda affatto, derubricando quella passione a storia di letto che non prevede cambiamenti di vita), il nuovo film della saga punta sul tema del teatro, passione primaria di Camilleri e sullo sdoppiamento di marca pirandelliana.
Il protagonista del giallo da risolvere è Carmelo Catalanotti, usuraio ma soprattutto artista, anima e fondatore della Trinacriarte, compagnia di teatro amatoriale di Vigata. Un guru dai metodi molto discutibili, geniale ma dalla vena sadica (“sconfina nei reati di plagio e maltrattamenti” fa notare Zingaretti) che ai suoi allievi impone immedesimazioni e prove crudeli, a partire dall’attrice costretta a seppellirsi claustrofobicamente sotto la sabbia, con la sola testa fuori, con relativo attacco di panico della suddetta.
Catalanotti viene trovato assassinato con una pugnalata nel petto, con un’ammazzatina che per la strana compostezza della salma e l’assenza di sangue, presenta subito qualcosa di strano, e Montalbano si renderà conto che proprio la concezione dell’arte tragica della vittima e il suo inquietante metodo contengono la soluzione del mistero della sua morte. A complicare questo il caso ci si mette anche Mimì Augello, che, nel tentativo di sfuggire dalla finestra dal marito cornuto della sua nuova amante, si imbatterà in un cadavere, che non riuscirà più a ritrovare: “Il morto tuo” come lo chiama per tutto il film Zingaretti.
“Sto ancora elaborando il lutto, ma non sono stanco del personaggio, se Andrea Camilleri fosse vivo non saremmo neanche qui a parlarne” dice Zingaretti, che da vent’anni interpreta il commissario Montalbano. E spiega di non essere ancora in grado di dire se sia pronto o meno a tornare sul set: “Un anno fa avevo già spiegato che quei morti (Sironi e lo scenografo Ricceri scomparso un anno fa) erano miei complici, dei compagni di trincea, Sironi non è stato il regista di un film ma di una serie ventennale – sottolinea – e come allora sono ancora a metà tra la grande tristezza e la voglia di tornare al timone per rispetto all’opera letteraria”.
Il tempo che si è fermato causa Covid non ha dato la possibilità di elaborare il lutto alll’attore-regista: “Sono ancora in una sorta di limbo, quando il tempo riprenderà a scorrere vedremo. E vedremo anche la risposta del pubblico al nuovo ‘Il metodo Catalanotti’. Zingaretti racconta di amare profondamente il suo personaggio: “Amo la sua integrità e anche i suoi aspetti antipatici, credo di avergli dato le mie capacità professionali e i miei difetti umani”.
Dovremo dire addio al commissario Montalbano o potrebbe tornare sugli schermi televisivi con nuovi episodi? Carlo Degli Esposti, produttore di Palomar, spiega che ogni decisione sulla prosecuzione della saga camilleriana rimasta orfana del suo autore sarà presa solo dopo la fine del Covid : “C’è tempo e ne abbiamo assolutamente bisogno, la fretta potrebbe rivelarsi il nostro grande nemico”. Convinto comunque di una cosa: “la saga di Montalbano deve concludersi, non si può lasciare Zingaretti innamorato davanti al treno” dice riferendosi alla scena finale de ‘Il metodo Catalanotti’.
Il materiale narrativo per vedere ancora su Raiuno Montalbano, Mimi’ Augello, Fazio & Co, ci sarebbe: “Il primo a pensare alla conclusione dell’epopea di Montalbano è stato proprio Camilleri – ricorda Degli Esposti – con ‘Riccardino’ scritto nel 2005, revisionato due anni prima della sua morte e pubblicato postumo, ma ci sarebbe anche ‘Il cuoco dell’Alcyon’ insieme a racconti non utilizzati per la tv”.
Source: agicultura