Migranti: Ong, Accordo con Albania “vergognoso e pericoloso”

epa09163856 A handout photo made available by SOS Mediterranee show dozens of migrants on board a rubber boat floating in Mediterranean waters off the northeastern coast of Lybia, 27 April 2021. The migrants, including a newborn, 114 minors and seven women, were rescued by the European humanitarian group SOS Mediterranee a rescue charity's ship Ocean Viking. EPA/Flavio Gasperini / SOS MEDITERRANE / HANDOUT MANDATORY CREDIT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES


“Vergognoso, pericoloso” e in grado di “sprecare i fondi pubblici”: così le ong definiscono l’accordo tra Italia e Albania per la gestione dell’accoglienza dei migranti. Per Matteo De Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazioni e asilo, si è in presebnza di una “distorsione delle regole di ricerca e salvataggio pericolosa”, che “mette a rischio vite umane e colpisce persone che si trovano già in condizioni di vulnerabilità a causa delle circostanze dei viaggi, segnando un capitolo vergognoso per l’Italia. Le persone sbarcate in Albania e portate nei centri, compresi i richiedenti asilo, sarebbero automaticamente detenute, senza la possibilità di lasciare le strutture fino a 18 mesi. Secondo il diritto internazionale, la detenzione automatica è intrinsecamente arbitraria e quindi illegale.
È veramente il momento che le istituzioni europee riconoscano che l’accordo Italia-Albania creerebbe un sistema illegale e dannoso, che deve essere fermato. Invece di mettere a rischio la vita delle persone, le autorità dovrebbero garantire l’accesso a una procedura di asilo efficace e a vie di accesso sicure e regolari”. Il Protocollo d’intesa tra Italia e Albania “è di fatto una costosa operazione di propaganda che ha l’obiettivo di impedire ai migranti di mettere piede sul suolo italiano e che rischia di provocare delle violazioni di diritti umani e disparità di trattamento tra migranti che approdano in Italia e in Albania. Il focus dell’intesa ruota intorno al trasferimento e al trattenimento dei migranti soccorsi in acque internazionali dalle navi delle autorità italiane in un Paese che non fa parte dell’Ue e non è vincolato a rispettarne principi umanitari né normative”, afferma Energency. “Per la sua collocazione geografica, Shengjin, il porto deputato allo sbarco dei migranti che si trova nell’Albania del nord, non dovrebbe essere considerato ‘place of safety’ per chi viene soccorso nel Mediterraneo centrale: arrivare fin lì significa costringere i naufraghi a un viaggio più lungo del necessario, posticipando la richiesta di asilo e l’accesso a servizi essenziali, come cure mediche e supporto psicologico – aggiunge la ong – ed è impraticabile l’idea di uno screening fatto in mare tra migranti destinati ai due centri in Albania e persone vulnerabili, che rimarrebbero a bordo mentre tutti gli altri sbarcherebbero e dovrebbero poi affrontare anche il viaggio verso l’Italia. Tutte le persone soccorse in mare, in quanto naufraghe, dovrebbero essere considerate vulnerabili e raggiungere un luogo sicuro nel minor tempo possibile perciò quello descritto dal viceministro degli Esteri sarebbe un singolare caso di sbarco selettivo in cui i più bisognosi di assistenza sbarcherebbero per ultimi”. “Ci troviamo dunque di fronte a un nuovo capitolo della politica di esternalizzazione delle frontiere che ha già dimostrato di essere fallimentare per la protezione dei migranti e ha incoraggiato la tratta di esseri umani e la ricerca di via illegali per entrare in Europa, rendendo le traversate più pericolose, con oltre 22 mila morti nel Mediterraneo Centrale dal 2014 ad oggi, di cui oltre 2.400 solo nel 2023 – conclude EMERGENCY -. Senza contare che questo accordo prevede un costo anche economico per la duplicazione di uffici e strutture, per la costruzione e la gestione dei due centri, per una sorta di indennità da versare all’Albania e per la spola delle navi italiane tra le due sponde dell’Adriatico, risorse che potrebbero essere usate per un’accoglienza dignitosa, progetti di cooperazione internazionale nei Paesi di origine e per creare vie legali di accesso in Europa”. (AGI)

FAB