Mercati:oro volerà, Bitcoin sarà Trump-dipendente


Nel 2025 due outsider di lusso dei mercati che nel 2024 hanno fatto faville, segnando livelli record a raffica, il Bitcoin e l’oro, continueranno a restare al centro della scena e continueranno a sentirsi a loro agio ‘come pesci nell’acqua’, pur essendo due beni in qualche modo all’opposto l’uno dell’altro.
L’oro infatti è il bene rifugio per eccellenza, che si rivaluta soprattutto nei periodi di turbolenza, mentre il bitcoin è il simbolo della volatilità e dell’irrazionalità, che sale di valore quando c’è tanta liquidità sui mercati. A unirli, nel 2024 e probabilmente anche nel 2025, è il fatto che il prezzo di entrambi vola poiché nell’attuale congiuntura, convivono forti tensioni geopolitiche e c’è sui mercati tanta liquidità e quindi per entrambi questo ‘pazzo mondo’ è il ‘migliore dei mondi possibile’. Il prezzo della regina delle criptovalute ha superato la soglia dei 100.000 dollari all’inizio di dicembre e, in attesa di puntare verso i 110.000 dollari in previsione delle politiche pro-cripto di Trump, ora è fermo poco sopra quota 90.000 dollari. E anche per l’oro il 2024 è stato un anno da ‘favola’, in cui questo metallo ha messo segno una quarantina di nuovi massimi storici, arrivando a sfirare i 2,800 dollari l’oncia. Nel 2025 punta deciso verso i 3.000 dollari, come suggerisce anche Goldman Sachs, secondo la quale l’oro può offrire copertura contro inflazione, rischi geopolitici e timori legati al debito. Ma vediamo meglio cosa prevedono gli esperti. Iniziamo dai bitcoin, che al momento appare molto ‘Trump-dipendente’. Ci si chiede: resterà a lungo intorno a quota 100.000 dollari? Corrado Cominotto, responsabile delle gestioni patrimoniali attive di Banca Generali, è convinto che il Bitcoin abbia beneficiato della nomina di Trump e che potrebbe rimanere sostenuto nel 2025, tuttavia avverte: “Per me resta un bene difficilmente prevedibile, perchè non ci sono parametri certi per valutarlo. In pratica non sai mai se è sottovalutato o sopravalutato. Comunque in un’ottica di diversificazione, se hai le coronarie che te lo consentono, si può considerare una piccola parte di investimenti in criptovalute, anche se non andrei oltre una percentuale, comunque inferiore al 5%”. “. Antonio Cesarano, sull’interesse di Trump per i bitcoin ha un’idea che in parte si ricollega anche al contesto politico. “Penso che Trump utilizzi i bitcoin e anche un po’ Musk per ringiovanirsi, cosa che è già emersa nelle recenti elezioni. Ad esempio la percentuale dei giovani elettori (dai 18 ai 29 anni) a favore di Trump è passata dal 41% del 2020 al 56% del 2024, mentre dal 33 al 40% nel caso delle giovani elettrivi, in base ai dati elaborati da CIRCLE. A novembre 2026 ci saranno le elezioni di midterm negli Usa e si voterà per tutta la camera e parte del Senato. Ecco, penso che l’intenzione di Trump sia quella di ottenre più supporto dai giovani grazie anche a bitcoin e Musk, entrambi simboli dell’innovazione”. “Il bitcoin dunque – aggiunge – potrebbe beneficiare dell’interesse di Trump che lo spinge al rialzo. Certo, se a Washington faranno la legge che prevede gli acquisti di bitcoin per le riserve valutarie, allora le criptovalute faranno ‘bingo’. Tuttavia secondo me quello di Trump è un interesse fondamentalmente politico”. Sull’oro, Cesarano è invece convinto che i rialzi record dei prezzi siano un trend che continuerà nel mediotermine, soprattutto sull’onda dei massicci acquisti da parte di un drappello di banche centrali, Cina in testa, ma anche di India, Turchia, Polonia, le quali a partire dal febbraio 2022 e cioè dall’invasione russa dell’Ucraina, hanno accelerato il processo di diversificazione delle loro riserve in dollari, comprando più oro. Si tratta di banche centrali che non hanno mai avuto forti riserve in oro (la Cina ha solo il 5% delle sue riserve in oro, l’India intorno al 10% contro almeno il 60% delle banche centrali dei principali paesi sviluppati) ma Pechino in compenso possiede consistenti riserve in dollari. Queste banche centrali, dopo l‘Ucraina, hanno fatto tesoro di quanto è accaduto alle riserve in dollari della Russia depositate all’estero, le quali sono state congelate e potrebbero essere usate per aiutare l’Ucraina. Per evitare di fare a stessa fine, la Cina, in vista di possibili frizioni con gli Usa, ha iniziato a diversificare e cioè a vendere dollari e comprare oro. Lo stesso hanno fatto Turchia, India e altri istituti centrali, i quali da 2 anni a questa hanno iniziato a comprare valanghe di oro sui mercati internazionali, favorendo così il rialzo dei prezzi di questo metallo. “Chi compra l’ora lo fa per effetto del nuovo quadro geopolitico post guerra in Ucraina con l’emersione del gruppo dei paesi del BRICS allargato e perché ha troppi dollari e troppo poco oro nelle sue riserve in questo momento” dice Cesarano. La Cina ha 3.300 miliardi di dollari di riserve in dollari e appena il 5% di oro. Anche l’India ha solo il 10% delle sue riserve in oro. “Questo processo, che è di natura geopolitica, non credo si arresterà – aggiunge l’analista – e sono convinto che l’oro nel 2025 abbia la possibilità di arrivare almeno a 3.000 dollari l’oncia”.(AGI)
RMS/PIT