Tajani: “Il governo nascerà dopo il 20 ottobre”. Nuovo confronto tra la leader di FdI con Salvini e Berlusconi
“Tutto quello che faremo sarà per difendere gli italiani e non saremo mai disposti a fare scelte che vadano contro l’interesse nazionale”. Giorgia Meloni ribadisce la linea mentre i giorni delle consultazioni al Colle si avvicinano. Giovedì si insedieranno le Camere, fra il 17 e il 18 ottobre si costituiranno i gruppi, poi al Quirinale potranno cominciare le consultazioni e il presidente della Repubblica potrà dare l’incarico per formare un governo, eventualmente anche durante la missione di Mario Draghi a Bruxelles del 20 e 21 ottobre. Ma solo dopo il Consiglio europeo, cruciale per la crisi dell’energia, si ragiona in ambienti parlamentari della maggioranza, il suo successore potrà giurare. Meloni conta di farsi trovare pronta con la lista dei ministri, con l’obiettivo di chiudere entro lunedì 24 ottobre.
“Credo che il nuovo governo nascerà dopo il consiglio europeo del 20” ha detto il coordinatore nazionale azzurro Antonio Tajani. “I leader decideranno”, ha aggiunto e “non dobbiamo lavorare con il Cencelli”, e, più in generale ha ironizzato: “chi entra papa esce cardinale, io vorrei fare il chierichetto…”. Il suo nome continua a circolare per la Farnesina, ma in pole resta anche l’ambasciatore Pontecorvo. Mentre Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza ha chiarito: “No, non farò il ministro. Faccio un altro lavoro”.
La trattativa tra FdI e gli alleati resta complicata dalle tensioni, anche interne ai due partiti principali partner della coalizione. Servirà un nuovo confronto a tre con Salvini e Silvio Berlusconi, forse già oggi perché il leader di FI sarebbe intenzionato ad anticipare di un giorno l’arrivo nella Capitale per registrarsi a Palazzo Madama.
Le prime caselle dovrebbero essere riempite fra giovedì e venerdì, con l’elezione dei presidenti delle Camere. FdI ha opzionato il Senato con Ignazio La Russa. Montecitorio andrà alla Lega, con Riccardo Molinari favorito su Giancarlo Giorgetti che, secondo voci nella maggioranza, potrebbe diventare la carta del centrodestra per le Regionali in Lombardia. Il suo nome circola anche per il Mef, soluzione che però finirebbe per ridimensionare le pretese della Lega, ipotesi difficilmente accettabile per Salvini. L‘obiettivo è però un tecnico di rango. Meloni punta sempre su Fabio Panetta: l’impressione diffusa nella maggioranza è che si confidi ancora in una moral suasion del Quirinale, una volta avviate le consultazioni ufficiali.
Secondo alcune ricostruzioni, però, ci sarebbero perplessità istituzionali sull’opportunità per l’Italia di perdere un rappresentante nel board della Bce. Alternative di peso rimangono Domenico Siniscalco e Dario Scannapieco. Anche se all’interno di FdI ci sarebbero dubbi, si racconta, sull’idea di sostituire quest’ultimo al vertice di Cdp in un momento chiave per l’acquisizione della Rete unica da Tim. Tant’è che non si esclude una soluzione interna al Mef, ad esempio ricorrendo al Ragioniere generale dello Stato, Biagio Mazzotta: conoscere a menadito la macchina del ministero aiuterebbe a prendere subito in mano i dossier e a realizzare una finanziaria in tempi stretti.
Alla fine, i tecnici potrebbero essere meno di quanto ipotizzato. Fra questi dovrebbe esserci il prefetto Matteo Piantedosi agli Interni, e si parla del banchiere Gaetano Miccichè, ad esempio al Mise. Dovrà essere un esecutivo “autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze”, ha ribadito la leader di FdI parlando ai suoi parlamentari ma rivolgendosi agli alleati. I rapporti fra Meloni e Berlusconi non sono distesi. Chi lo ha sentito in queste ore riferiscono che il Cavaliere sia “molto infastidito”. Fonti di FI accusano di “bulimia” il primo partito della coalizione: “Vogliono tutto loro”. FdI rivendica anche Difesa (Adolfo Urso) e Giustizia (Carlo Nordio). E mirerebbe all’Attuazione del programma, con Giovanbattista Fazzolari come primo nome che rimane comunque un’opzione accreditata come sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Dietro le tensioni con FI c’è soprattutto la resistenza di Meloni ad affidare a Ronzulli un ministero di primo piano, come Salute o Istruzione. Secondo alcune fonti azzurre, Berlusconi lo vivrebbe come un affronto personale, e non si sta rivelando semplice la ricerca di una mediazione, che potrebbe finire con la sua fedelissima al Turismo. Di certo, escluso dalle presidenze della Camere, FI avrà un ministero di peso. Non è più agevole la trattativa con la Lega, che dovrebbe puntare a quattro ministeri, escludendo il Viminale se fosse affidato al prefetto Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di Salvini. Il leader leghista alla fine potrebbe avere le Infrastrutture, da cui si occuperebbe indirettamente di immigrazione perché il dicastero è responsabile anche della tutela dei porti.
A Montecitorio e Palazzo Madama continuano, nel frattempo, le procedure di accoglienza degli eletti per la XIX legislatura, che da ieri si recano nei Palazzi del Parlamento, molti di loro per la prima volta. Registrazioni e foto di rito.