“Da quando è diventata primo ministro italiano, Giorgia Meloni è stata una sorta di sorpresa per gli scettici di Bruxelles. Come leader dei Fratelli d’Italia postfascisti, molti si aspettavano che lei fosse una testa calda come Viktor Orbán in Ungheria. Ha invece cercato un obiettivo diverso: diventare il primo leader populista di destra a forgiare una vera alleanza paneuropea. E se avrà successo, il ‘gioco’ a Bruxelles potrebbe cambiare per sempre”. Lo scrive su Politico.eu il ricercatore dell’università di Vienna Anthony J. Constantini.
“A livello nazionale, la Meloni ha attenuato il suo linguaggio precedentemente anti Unione Europea. E quando si tratta di politica estera, è stata decisamente pro Ucraina, visitando il paese e esprimendosi contro le dichiarazioni filo Russia dell’allora partner della coalizione Silvio Berlusconi. La Meloni – analizza Costantini – è stata in buoni rapporti anche con altri leader europei, ed è riuscita anche ad andare d’accordo con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden – una rarità per i leader europei di destra populista. Sorprendentemente, il primo ministro ha assunto anche un atteggiamento decisamente anti-cinese, annunciando di recente che l’Italia si ritirerà dall’iniziativa Belt and Road di Pechino. Al momento, questa manovra ha dato i suoi frutti, con l’indice di gradimento della Meloni in Italia che ha raggiunto il 57%. Le sue relazioni sane – o almeno non del tutto ostili – con Bruxelles le hanno anche fruttato vittorie di compromesso su questioni chiave come l’immigrazione. In breve, la sua accoglienza in tutto il continente è stata molto diversa da quella, spesso gelida, riservata ad altri leader populisti di destra” come Orbán, il polacco Morawiecki, Marine Le Pen o l’ex primo ministro sloveno Janez Janša. Politico.eu analizza la “strategia radicalmente diversa” di Meloni rispetto agli altri che vengono definiti “piccoli nazionalisti”, il cui “nazionalismo è focalizzato esclusivamente sugli interessi dei propri paesi”, aiutando la loro popolarità in patria, ma relegandoli a un ruolo di inefficacia a Bruxelles. “Ma la Meloni ha preso una strada diversa, e un breve sguardo alla sua storia potrebbe spiegarne il motivo”. Costantini ricorda la passione della premier per il “Signore degli Anelli” di Tolkien, in cui “uno stuolo di diverse nazioni (elfi, nani e uomini) si oppone a un unico male” e afferma che questa idea “informa la sua fede in quello che potrebbe essere chiamato – in contrasto con il piccolo nazionalismo – “nazionalismo occidentale”. Questo nazionalismo occidentale, che ha come obiettivo la sopravvivenza e la fioritura della civiltà occidentale – invece di concentrarsi solo sul proprio Stato – è nuovo sulla scena europea. E come tale, ha la possibilità di rielaborare totalmente il funzionamento della politica europea”.
Quindi “mentre i piccoli nazionalisti spesso lanciano insulti a Bruxelles e Washington, Meloni capisce chiaramente che senza il sostegno di entrambi, l’Italia non avrà alcuna possibilità nel prossimo secolo. E dal suo sostegno all’Ucraina al suo sostegno alle idee tradizionali di famiglia in Italia fino al ritiro dall’iniziativa cinese Belt-and-Road, tutte le sue azioni possono essere spiegate attraverso questo prisma”.
Politico.eu nota che il partito di Giorgia Meloni “è un membro del gruppo politico dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) al Parlamento Europeo – non del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia” e fa notare gli ottimi rapporti con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per concludere che tutto questo potrebbe produrre come risultato “una futura coalizione di centro-destra a Bruxelles”. “Meloni vede l’UE non come una minaccia, ma come un elemento unificatore dell’Occidente; il suo obiettivo è la riforma, non la distruzione. Di conseguenza, gruppi moderati come il Partito popolare europeo, e forse anche i centristi, potrebbero considerare una coalizione con un ECR rafforzato un’opzione praticabile dopo le elezioni del prossimo anno”. “Una grande coalizione di centrodestra e centrosinistra ha governato il Parlamento sin dalla sua nascita. Una coalizione puramente di centrodestra sulla scia del nazionalismo occidentale populista di Meloni sarebbe, quindi, un terremoto nella politica dell’UE. E mentre le prossime elezioni europee cominciano a scaldarsi, Bruxelles dovrebbe prenderne atto” conclude l’analisi. (AGI)
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