Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati. Lo rileva un’indagine curata da Mediobanca che mette in luce anche le tasse non pagate dalle web company
AGI – Nel 2022 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori WebSoft mondiali ha toccato quota 1.792 miliardi di euro, pari al 90% del Pil italiano. In uno scenario dominato da lungo tempo dagli Stati Uniti e dalla Cina, quasi tutti i ricavi sono stati prodotti in questi due paesi: il 70% del fatturato WebSoft è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni. È quanto si legge nell’indagine annuale sui maggiori gruppi mondiali Software & Web curata dall’Area Studi Mediobanca. Il rapporto analizza i dati dei primi nove mesi 2023 e del triennio 2019-2022 delle 25 maggiori WebSoft internazionali per ricavi, di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Cina, due in Germania e una ciascuno in Giappone e Corea del Sud.
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Il ritorno alla normalità post pandemica – prosegue l’indagine – ha ulteriormente evidenziato il differente passo di crescita tra le WebSoft e le multinazionali manifatturiere: mentre le prime volano (+64% i ricavi 2019-2022), le seconde segnano una più modesta performance del +21,0%.
Il giro d’affari è sempre più concentrato: i primi tre player, Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati, con Amazon (481,9 miliardi, di cui il 46,5% generato dal retail), in prima posizione dal 2014, che ne concentra da sola oltre un quarto. Il 2022 è stato un anno anomalo per i giganti del WebSoft: hanno registrato la più bassa crescita dei ricavi nell’ultimo quadriennio, solo un +9,6%, ben al di sotto dei tassi di crescita a doppia cifra dei periodi precedenti (+20,9% nel 2020 sul 2019 e +24% nel 2021 su 2020).
Con una redditività in calo (ebit margin al 14,7%), nel 2022 le multinazionali WebSoft si posizionano solo al quinto posto nel confronto con gli altri settori. Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale e si esclude l’e-commerce, il loro ebit margin vola al 23,9%, secondo solo a quello delle case farmaceutiche. A fine 2022 la forza lavoro delle WebSoft contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di un milione e mezzo di unità sul 2019, di cui +743 mila assunti dalla sola Amazon, regina indiscussa per numero di occupati: 1.541 mila a fine 2022.
Le tasse non pagate
Nel 2022 circa un terzo dell’utile ante imposte delle maggiori WebSoft mondiali è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale di 13,6 miliardi di euro nel 2022 e di 50,7 miliardi cumulati nei quattro anni 2019-2022.
L’aliquota media risulta pari al 15,1% nel 2022, inferiore a quella teorica del 21,9%. Nel periodo 2019-2022 la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato per Tencent, Microsoft e Alphabet un risparmio fiscale rispettivamente di 19,2 miliardi 12,3 miliardi e 7,1 miliardi. Dal 2024 dovrebbe diventare operativa anche in Italia la Global minimum tax che porterà ad applicare l’aliquota del 15% sugli utili realizzati dalle multinazionali con fatturato annuo superiore a 750 milioni.
Le WebSoft presidiano l’Italia tramite società controllate, ubicate in gran parte al Nord, soprattutto a Milano e provincia. Il fatturato aggregato delle filiali italiane ha raggiunto 9,3 miliardi nel 2022, con circa 26,4 mila lavoratori.
Rispetto al 2019 si evidenziano circa 11 mila dipendenti in più, in massima parte assunti dal gruppo Amazon che vanta il maggior numero di occupati nel nostro Paese (16.250 unità nel 2022). Per quanto riguarda il fisco italiano, nel 2022 le filiali dei giganti del WebSoft hanno versato nel nostro Paese 162 milioni, per un tax rate effettivo – prosegue il rapporto Mediobanca – del 28,3%. Considerando anche l’accantonamento per il pagamento della Digital Service Tax, il tax rate salirebbe al 36%.