Maurice Garin, italiano per 30 anni, naturalizzato francese da 2, nel 1903 vince il primo Tour de France ed entra nella storia del ciclismo
Di Marco Panella
È il 1903, siamo in Francia a Montgeron, una ventina di chilometri da Parigi ed è notte, notte fonda, sono le 3 e pochi minuti.
Alcune decine di uomini attendono il via, tra loro c’è Maurice Garin.
Sono ciclisti e nella notte del primo luglio con loro inizia una grande storia, quella del Tour de France.
Una storia che nel 1903 è un’avventura.
Maurice Gardin
Maurice Garin ha 32 anni è di Arvier, ma il nome non vi sia d’inganno; Arvier è in Italia, vicino Aosta e Maurice è nato, cresciuto, corso e anche vinto da italiano.
La vita lo porterà altrove, a cercare lavoro in Francia, per un periodo fa anche lo spazzacamini, ma il lavoro che non gli fa dimenticare la passione per la bicicletta.
Corre, Maurice Garin, corre in pista e su strada, corse dure quelle di fine ottocento, eroiche, estenuanti.
Corre e vince Maurice Garin: la Parigi-Roubaix due volte, nel 1897 e nel 1898 e sempre nella grande classica è terzo altre due volte, nel 1896 e nel 1900.
Nel 1901, dopo aver corso e vinto già non poco, Maurice Garin diventa francese, si naturalizza, deve lavorare e gli serve la cittadinanza.
Nel 1903 Maurice Garin, per 30 anni italiano e da 2 francese, vince il Tour de France.
19 giorni di gara, 6 tappe, partenze sempre di notte, strade impensabili, altre gambe, altra tempra, pezzi d’uomini da far spavento.
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Siamo a Parigi, all’arrivo del Tour, il 19 luglio 1903.
Maurice Garin è il corridore a destra, maglia chiara, berretto in testa, occhialoni, sorride ed è sporco quanto basta, ma ha vinto, la stanchezza un ricordo, la felicità sgombra il campo della memoria.
L’immagine dello sfinimento è il viso del corridore a sinistra, con ogni probabilità Léon Georget, grande protagonista di un’altra classica, la Bol d’Or che vincerà per nove volte. Quasi poggiato all’ammiraglia del tempo, maglione scuro, sporco di tutto e ovunque, addosso, in viso, Léon Georget ha lo sguardo fisso chissà dove a ricordare chissà cosa.
Intorno a loro altre persone, maglioni a collo alto di lana pruriginosa, pastrani di gomma pesante per la pioggia, qualcuno alle spalle beve, qualcun altro guarda fisso in camera.
Ancora oggi, 119 anni dopo, la fotografia racconta una grande storia
La storia dei ciclisti eroici, la storia di Maurice Garin, l’italiano casualmente francese che vinse il primo Tour de France.
Marco Panella, (Roma 1963) giornalista, direttore editoriale di Sportmemory, curatore di mostre e festival culturali, esperto di heritage communication. Ha pubblicato “Il Cibo Immaginario. Pubblicità e immagini dell’Italia a tavola”(Artix 2015), “Pranzo di famiglia. Una storia italiana” (Artix 2016), “Fantascienza. 1950-1970 L’iconografia degli anni d’oro” (Artix 2016) il thriller nero “Tutto in una notte” (Robin 2019) e la raccolta di racconti “Di sport e di storie” (Sportmemory Edizioni 2021)
Fonte: sportmemory.it/